Il riscaldamento globale è colpa dei gas serra. Chi sono i negazionisti
di Domenico Affinito e Milena Gabanelli
Le conseguenze oggi
Un primo effetto del riscaldamento globale è lo scioglimento dei ghiacci. Al Polo Nord la superficie è del 13,2% sotto la media dal 1981 a oggi, e al Polo Sud dell’1,9%. Ancora peggio per i ghiacciai, che sono più piccoli e reagiscono più velocemente. Il Kilimangiaro ha perso l’85% della sua copertura dal 1912. In Alaska il 100% dei ghiacciai si sta assottigliano, sulle Alpi il 99%, sull’Himalaya il 95% e sulle Ande il 92%.
L’incidenza dei comportamenti umani
Gli scienziati hanno iniziato a preoccuparsi alla fine degli anni ‘80. Nel 1988 a Ginevra l’Onu fonda l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), un foro scientifico per studiare il riscaldamento globale e che riunisce i più qualificati scienziati di 42 Paesi: climatologi, esperti di energia e fonti rinnovabili, oceanografi, statistici, matematici, fisici, geologi, geofisici, studiosi di scienze naturali, meteorologi, esperti di scienze atmosferiche, esperti di ecologia, glaciologi, biologi, chimici, esperti di disastri naturali, esperti di risorse naturali, ingegneri. La loro conclusione è unanime: l’aumento delle temperature è dovuta alle attività umane.
Le previsioni
Per l’IPCC l’ipotesi peggiore è che la temperatura salga dai 6 ai 12 gradi entro il 2100. A quelle temperature tutto il ghiaccio si scioglierà e l’oceano salirà di 75 metri, inondando le case di un terzo della popolazione globale. Intere regioni si trasformeranno in deserti e rallenterà la produttività di cibo.
Cosa sta succedendo in Italia
Il livello del Mediterraneo sta continuando a salire per effetto dello scioglimento dei ghiacci e per il fatto che il nostro mare è più basso di 20 cm rispetto all’Oceano Atlantico e di 50 rispetto al Mar Nero. Dagli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli c’è un continuo travaso di acqua verso il Mediterraneo: entro il 2100 le acque del mare copriranno 5.500 km quadrati di pianura costiera italiana. Lo dice uno studio di luglio 2018 dell’Enea, elaborato insieme al Mit di Boston, e che integra dati oceanografici, geologici e geofisici, secondo il quale negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3 mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno anno solo negli ultimi due decenni.
Aree costiere a rischio
Le nuove aree costiere italiane a rischio inondazione comprendono le zone di Pescara, Martinsicuro (Teramo e la foce del Tronto), Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo sull’Isola d’Elba. Si aggiungono quindi a quelle già individuate nell’area dell’alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, nel golfo di Taranto, nelle piane di Oristano e Cagliari, in Toscana (Versilia), nel Lazio (Fiumicino, Fondi e altre zone dell’Agro pontino), in Campania (piane del Sele e del Volturno) e in Sicilia (aree costiere di Catania e delle isole Eolie).
Cosa bisogna fare
Bisogna limitare l’aumento della temperatura a non oltre 2° rispetto all’era preindustriale (obiettivo minimo dell’accordo mondiale sul clima di Parigi del 2015) entro il 2035. Lo dicono i ricercatori del Centro studi sistemi complessi di Utrecht e dell’Università di Oxford, collegato all’IPCC. Quello è il punto di non ritorno. Significa che tutti i Paesi devono aumentare la quota di energia rinnovabile del 2% all’anno, e diminuire i consumi da fonte fossile.
Stiamo prendendo sul serio l’allarme Pianeta?
Gli Stati firmano gli accordi e poi, in patria, non li fanno rispettare. È complicato cambiare modello di sviluppo. L’economia che va a morire, per lasciare posto a una nuova che cresce, resiste e ostacola, supportata da contro studi che affermano l’ininfluenza dell’attività umana sui mutamenti climatici.
Chi sono i negazionisti
L’associazione negazionista più forte è la Global Warming Policy Foundation, creata da lord Nigel Lawson ex ministro delle Finanze di Margaret Thatcher nel 2009. La loro tesi è che la Terra stia vivendo un periodo caldo ciclicocome ve ne sono stati in passato, a causa di variazioni naturali come la radiazione solare, e che le elevate concentrazioni di anidride carbonica nell’aria di oggi siano l’effetto e non la causa del riscaldamento.
Cosa c’è di vero
Se dipende tutto dal Sole, dicono gli scienziati dell’IPCC, come mai le temperature sono aumentate più nell’atmosfera medio bassa che in quella alta, più di notte che di giorno, più in inverno che in estate, più a latitudini alte che basse? Anomalie che la teoria della ciclicità del clima non spiega. La difficoltà di previsione dipendono dalla complessità dei cicli di vita della Terra, più lunghi della stessa esistenza dell’uomo e che noi monitoriamo in maniera scientifica solo da qualche decennio. Le radiazioni solari, i raggi cosmici, le variazioni dell’orbita terrestre e i fenomeni ciclici che creano nel clima anomalie rendono complessi i modelli matematici di previsione sul futuro. Detto questo, è dimostrato che l’attività dell’uomo sta causando alterazioni al clima. E allora dobbiamo credere a quello che dicono gli autorevoli scienziati dell’IPCC o dare credito a Lord Lawson? Una domanda che non dovrebbe nemmeno porsi, visto che in ballo ci sono le sorti del Pianeta, e potrebbe non esserci appello. Invece ci crede Trump che dichiara «il concetto di riscaldamento globale è stato creato dai cinesi togliere competitività alla manifattura americana». E, intanto, sarebbe pronto a togliere le restrizioni sulle emissioni in atmosfera di metano da parte delle aziende.
La prossima conferenza sul clima si terrà a Katowice, Polonia, dal 3 al 14 dicembre 2018. Si discuterà su come contenere il riscaldamento globale, si farà una verifica sugli ultimi 3 anni, ma al tavolo, per la prima volta, non ci saranno gli Stati Uniti.
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