Eurorissa tra Lega e 5 Stelle Conte sparisce (in silenzio)

L e uova della maggioranza si sono rotte a Strasburgo: Lega (riunita per una volta con Forza Italia) a sostegno del leader ungherese Orbán, Cinque Stelle (con Pd, Socialisti europei e gran parte del Ppe) contro.

Ora però è il premier Giuseppe Conte a dover cucinare la frittata e a Palazzo Chigi l’imbarazzo dei cuochi è notevole. Perché toccherà al capo del governo dire un secco sì o no alle sanzioni all’Ungheria, in sede di Consiglio europeo, e comprensibilmente, per ora, Conte non sa che pesci prendere. Del resto, per come sono messe le cose, come sceglie sbaglia: se sposasse il sì, insieme agli altri Paesi europei, smentirà clamorosamente il suo vice Matteo Salvini. Se dirà no, con a fianco la sola Polonia, la sberla verrà invece assestata ai grillini. E poco conta che, come ricorda il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, tecnicamente basti il veto di Varsavia per bloccare l’operatività delle sanzioni: il governo italiano dovrà comunque pronunciarsi. Per ora può solo prendere tempo, per evitare di evidenziare la frattura della maggioranza: «Valuteremo in un secondo momento», spiegano da Palazzo Chigi, come se la questione fosse ancora aggirabile.

Le opposizioni, ovviamente, ci vanno a nozze, e affondano colpi nelle contraddizioni della maggioranza giallo-verde: «Il Parlamento europeo ha chiesto che si avviino le procedure per sanzionare le violazioni compiute da Orbán, ma ora tocca ai governi. E in Consiglio europeo l’Italia ha un voto solo, non due: che posizione prenderà Conte?», incalza l’ex titolare delle Politiche europee dei governi Pd, Sandro Gozi. «Conte venga in aula a Roma a chiarire la sua linea», chiedono i parlamentari europei Dem. Ma anche da destra si tira Conte per la giacchetta: «Quando la procedura di attivazione dell’articolo 7 arriverà al voto in Consiglio europeo, il governo gialloverde seguirà Di Maio, i cui eurodeputati hanno contribuito a condannare Orbán, o Salvini, che ha giustamente difeso il governo ungherese dalle interferenze?», chiedono da Fratelli d’Italia, augurandosi che il premier «si dimostri per una volta autenticamente sovranista», seguendo la linea salviniana. «La linea la troveremo, del resto questa non è materia del contratto di governo», si difende il parlamentare grillino Sodano. La Lega attacca con durezza chi critica le violazioni ungheresi: Orbán, spiega la capogruppo europea Mara Bizzotto, «è vittima di uno squallido agguato politico orchestrato dalla sinistra filo immigrati e dalle lobby Ue. Nei prossimi mesi – prevede – metteranno nel mirino anche l’Italia e il suo governo: i Cinque Stelle lo capiscono?». Il leghista Ciocca cerca di smorzare la polemica e si dice certo che i grillini cambieranno linea: «Nessuna tensione nella maggioranza: continuiamo a lavorare sul contratto di governo. Noi della Lega siamo abituati a capire prima di altri qual è la strada giusta, poi gli altri ci seguono: saremo di stimolo ai colleghi, che capiranno il loro errore». A microfoni spenti, però, la tensione riemerge: «I Cinque Stelle, così, si sono messi fuori dal fronte sovranista. E in Europa sono fuori da tutti i giochi», sottolineano dal Carroccio. Già: con l’avvicinarsi delle elezioni europee, la Lega ha obiettivi e alleati chiari: «Spezzare il duopolio Ppe-Pse», come dice Salvini, e creare una nuova maggioranza con i partiti sovranisti e la destra popolare e conservatrice. I grillini, invece, sono privi di sponde politiche (anche il loro tentativo di accasarsi con Macron è stato respinto) e isolati. «Ma Conte ci ha già assicurato che appoggerà la nostra linea e non quella di Salvini – assicura Di Maio ai suoi – ha capito che dobbiamo distinguerci dalla Lega, non c’è altra scelta». Il terrore dei Cinque Stelle, però, è che ogni pretesto sia buono, per Salvini, per rompere l’alleanza e andare al voto anticipato. Scalzandoli dalla stanza dei bottoni.

IL GIORNALE

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