Borse frenate da petrolio e Bce. A Piazza Affari ko di Saipem e Campari
Il contenuto abbassamento delle stime di crescita dell’Eurozona da parte della Bce, che non toccherà i tassi di interesse fino alla prossima estate, e il rallentamento dell’inflazione statunitense (che ha favorito l’euro) non hanno impedito una seduta di generale tenuta per le Borse europee supportate anche dal riavvio dei colloqui Usa-Cina sui dazi e dalla mossa a sorpresa della Banca centrale turca intenzionata a recuperare credibilità con il rialzo odierno dei tassi al 24%. Sul finale comunque ha finito pesare sulle performance la netta correzione del petrolio (-2% a New York sotto i 69 dollari al barile). Discorso a parte per Piazza Affari che ha sofferto per tutta la seduta gli ammonimenti del commissario Ue agli Affari Economici Moscovici sull’Italia (è «un problema», presenti un bilancio «credibile») anche se sul mercato dei titoli sovrani non c’è stata tensione sugli asset nostrani e anzi le vendite si sono piuttosto indirizzare sui Paesi core dell’Eurozona comportando così una riduzione dello spread: il FTSE MIB di Piazza Affari ha ceduto sul finale lo 0,56% con pesanti cadute di Saipem (-5% penalizzata dal petrolio) e Davide Campari (-4,6% complice un report di Exane). Male il lusso e le utility, giù Poste Italiane (-2,5%) per il possibile nuovo impegno della azienda nel riassetto di Alitalia. Nuovo ko per Telecom Italia (-1,3%).
Nuovi iPhone spingo tech e St
Brillante Stmicroelectron ( +2,2%) con tutto il settore tecnologico risvegliato dalla presentazione dei nuovi prodotti Apple.
Mentre Madrid (+0,2%) è stata la migliore grazie alle banche e Francoforte (+0,2%) ha beneficiato degli acquisti sull’auto grazie alla ripresa dei colloqui Usa-Cina sui rapporti commerciali. In flessione Londra,piatta Parigi.
Atlantia giù prima di Dl, Prysmian soffre ancora caso Scozia
Sul Ftse Mib ha perso nuovo terreno Atlantia (-1,6%) nel giorno in cui dal Consiglio dei ministri dovrebbe uscire il decreto per la ricostruzione del ponte crollato a Genova ma che non dovrebbe contenere la decadenza della convenzione ad Autostrade per l’Italia. In serata l’a.d. Castellucci ha ribadito che il gruppo è in grado di ricostruire il viadotto nei tempi più brevi. Giù dell’1%Fiat Chrysler Automobiles, ancora in discesa Prysmian (-0,95%) dopo lo stop al collaudo e alla messa in servizio del cavo di collegamento tra Scozia e Galles.
Carige e Credito Valtellinese osservati speciali
Senza spunti di rilievo la seduta del comparto bancario sul Ftse Mib (+0,96% Banco Bpm e +0,57% Unicredit ma in rosso Ubi, Mediobanca e Intesa Sanpaolo). L’attenzione degli investitori si sono concentrate sulle due partite aperte per il rinnovo della governance di Bca Carige e di Credito Valtellinese. Carige è salita dell’1,1% nel giorno in cui Malacalza Investimenti ha ufficializzato il rafforzamento nel capitale al 27,55%: la quota sembra già poter orientare a favore della lista della famiglia imprenditoriale l’andamento della assemblea del 20 settembre per quanto riguarda la nomina del presidente e del vicepresidente mentre resta aperto l’esito finale soprattutto per quanto riguarda la capacità di Malacalza Investimenti di poter nominare l’a.d. e controllare il nuovo consiglio. Decisivo può essere il pronunciamento del Tribunale di Genova che nei prossimi giorni esaminerà il ricorso di Malacalza contro la leggittimità del patto Mincione-Volpi-Spinelli. Acquisti sul Credito Valtellinese (+4,2%): per la revoca e il rinnovo del board, scrive Il Sole 24 Ore, si va verso una lista unitaria.
Eni limita rosso con acconto cedola
La decisione del cda di alzare l’acconto sul dividendo in distribuzione a fine settembre a 0,42 euro (0,40 un anno fa) da parte di Eni ha permesso al titolo del gruppo petrolifero di limitare il passivo (-0,2%) a fronte delle perdite invece registrate dal resto del comparto (-0,8% lo Stoxx600 Oil&Gas).
Tutto secondo le previsioni nelle scelte della Bce
Il Consiglio direttivo della Bce, che si è riunito a Francoforte, ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi overnight invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Il Consiglio direttivo si attende inoltre che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso «finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Confermata anche la exit strategy per quanto riguarda gli acquisti netti del Qe che continueranno al ritmo di 15 miliardi di euro al mese a partire da ottobre e termineranno il 31 dicembre 2018. La Bce infine conferma l’intenzione di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività «e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario». L’Eurotower ha limato le stime di crescita per l’anno in corso e il prossimo: il Pil dell’Eurozona crescerà al ritmo del 2% nel 2018, dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. A giugno gli esperti della Bce avevano previsto una crescita del pil del 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.
Bank of England lascia tutto fermo, Banca centrale turca alza tassi
La Banca d’Inghilterra ha lasciato i tassi d’interesse invariati allo 0,75%. La decisione è stata presa all’unanimità con 9 voti a favore. Nelle minute della BoE emerge come la politica restrittiva in corso sia necessaria per soddisfare il target di inflazione del 2% e che i recenti sviluppi economici nel Regno Unito sono coerenti con le previsioni economiche di agosto. Per la Bank of England, i mercati finanziari segnalano una maggiore incertezza sulla Brexit. La BoE ha infine rilevato che i futuri aumenti dei tassi potranno essere «graduali e limitati».
Spread chiude in area 236 punti. Dopo asta BTp rendimento sale all’1,20%
Seduta positiva per lo spread tra BTp e Bund che, dopo un avvio in rialzo, ha ripiegato dopo la riunione della Bce e le smentite del Governo su tensioni con il ministro dell’Economia Tria. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark febbraio 2028 (Isin IT0005323032) e il decennale tedesco con scadenza agosto 2028 si è attestato a 236 punti base dai 237 segnati alla chiusura di ieri. In calo anche il rendimento del BTp decennale benchmark che viene indicato al 2,78% dal 2,79% del riferimento precedente.
Si sgonfia il petrolio, Opec riduce previsioni crescita domanda greggio
Realizzi sul barile di petrolio, ieri in rialzo sul calo delle scorte Usa e i timori per gli impatti dell’uragano Florence, sono stati favoriti dalla riduzione delle previsioni di crescita della domanda di greggio 2019 da parte dell’Opec che ha chiamato in causa il peggioramento delle prospettive economiche globali: se il Wti è sceso sotto i 69 dollari al barile, il Brent, consegna novembre, si è portato
78,2 dollari al barile.
La lira turca risale del 4% dopo la stretta monetaria
Sul mercato valutario, l’euro si è rafforzato anche sullo yen (a 130,65) e sul franco svizzero (1,5157). Dollaro/yen a 111,91 (111,45). La lira turca è risalita di quasi il 4% e scambia a 6,09 per un dollaro dopo la stretta monetaria della banca centrale. Poche novità dalla Banca di Inghilterra che ha lasciato i tassi invariati e ha promesso mosse graduali sul fronte monetario vista la tempistica ravvicinata di un possibile accordo sulla Brexit: il cambio sterlina/dollaro è risalito a 1,31, mentre è rimasto invariato il cross euro/sterlina a 0,8911.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)