Salvate Milano e Genova dai barbari

Si può far decidere se organizzare o no le Olimpiadi invernali in Italia a un commesso di Decathlon? E fare ricostruire il ponte di Genova a un architetto che fino a ieri aveva costruito qualche appartamento e un cimitero? Sì, nel magico mondo grillino questo non solo è possibile, ma è pure accaduto.

È stato infatti Simone Valente, oscuro sottosegretario perito elettronico che ha nel curriculum uno stage alla palestra Virgin e un impiego nella famosa catena di articoli sportivi, a sentenziare l’altra sera che il governo non avrebbe appoggiato la candidatura Torino-Milano-Cortina per i Giochi invernali 2026. Ed è tale Stefano Giavazzi, architetto nelle valli bergamasche, il candidato di Beppe Grillo in persona per progettare il nuovo ponte Morandi.

Io non ho nulla contro i commessi, tanto meno contro gli architetti sconosciuti. Ma se uno nella vita è commesso o professionista sconosciuto forse un motivo ci sarà. È come se nulla stupisse più, perché l’importante è essere giovani, meglio se pronunciato con due «g» come va di moda adesso. E in effetti che cosa c’è da stupirsi dopo che abbiamo meglio sarebbe dire hanno affidato le infrastrutture del Paese a Danilo Toninelli, modesto assicuratore della provincia di Cremona?

Personalmente sono contrario al valore legale del titolo di studio, non solo perché il mio è assai modesto, ma perché conosco tanti laureati ai quali non affiderei la portineria del palazzo dove abito. Ma, detto questo, sulla fattibilità delle Olimpiadi di Milano mi fido di più del parere del sindaco Giuseppe Sala che di quello del commesso Valente. E per costruire un ponte l’esperienza di Renzo Piano mi lascia più tranquillo rispetto a quella del cimiterista Giavazzi.

Ma forse sono all’antica, mi faccio suggestionare dal fatto che Sala parlo di uno di sinistra ha compiuto il miracolo di fare partire con successo un Expo che tutti davano per morto e che Piano lo chiamano da tutto il mondo per costruire i suoi capolavori. Per i grillini, invece, il criterio è quello dell’appartenenza alla setta. Se sei di sinistra (Sala e Piano) non devi toccare palla anche se hai dimostrato di essere bravo, e peggio mi sento se graviti nell’orbita berlusconiana, come sta capitando all’ottimo governatore della Liguria Giovanni Toti, al quale Di Maio si rifiuta di affidare la regia della ricostruzione, come sarebbe logico e ovvio.

Siamo nelle mani di nuovi barbari che non vogliono il bene del Paese, in questo caso di Milano e Genova, ma solo soddisfare la loro personale sete di rivincita sociale. Abbiamo sostituito una classe dirigente ingorda con una mediocre e non so se lo scambio è stato vantaggioso.

IL GIORNALE

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