I furbi e i fessi
Ma allora i soldi ci sono, altro che storie. Se un governo può pagare il portavoce del premier Conte 170mila euro, cioè più del premier stesso e se la segretaria di Di Maio può guadagnare 70mila euro, vale a dire più di un primario ospedaliero, se tutto questo è possibile non vedo perché sia necessario mettere le mani nelle tasche dei pensionati o aumentare l’Iva.
In realtà le cose stanno diversamente. Di soldi non ce ne sono, o meglio ce ne sono per loro (la nuova casta, famelica quanto e più della vecchia) ma non per mandare avanti il Paese. Ed è inutile che Di Maio e compagni se la prendano con l’Europa che ci impone il rigore, perché davanti a simili inutili sperperi chiunque storcerebbe il naso.
Dicevamo che di soldi non ce ne sono, almeno non a sufficienza per mettere in pratica le faraoniche promesse elettorali. Di Maio si sta comportando come quel padre che ha solo diecimila euro sul conto ma promette al figlio che se promosso gli comprerà la Ferrari. E quando il bravo pargolo in questo caso l’elettore passa a riscuotere, il padre allarga le braccia e invece che ammettere di essere stato un imbroglione si giustifica dicendo che il direttore della banca è uno stronzo che non gli concede fiducia.
Con una aggravante. Perché il padre in questione (Di Maio) si è messo in società con un tizio (Salvini) che al suo di figlio (elettore) ha promesso una villa a Saint Moritz pur avendo anche lui pochi spiccioli sul conto. Pur mettendo in campo tutta la buona volontà è evidente che nessun direttore di banca (l’Europa) potrà mai concedere nuovi fidi a una simile società, per di più se viene a sapere che i segretari dei due sono allegramente più pagati di lui, che sgobba da mattina a sera.
A noi l’Europa sta antipatica quanto a Di Maio, ma noi italiani, un giorno o l’altro, dovremmo smetterla di pensare di essere sempre i più furbi di tutti. Lo stesso Beppe Grillo ebbe a dire: «L’Italia è il paese dei più furbi. Ieri ero a Roma, sono salito su un autobus e ho timbrato il biglietto: tlic-tlac. Il guidatore si è girato e ha detto: Cosa c è questo rumore?». Adesso che tocca a lui pagare il biglietto piagnucola come un bambino. Ancora una volta viene da dire che aveva ragione Montanelli quando sosteneva che gli italiani non si dividono in furbi e fessi ma sono l’unico popolo che è contemporaneamente furbo (quando governa) e fesso (quando vota).
IL GIORNALE