Di Maio a testa bassa contro i giornalisti. Fnsi: “Giusto pubblicare l’audio di Casalino”
Dopo una giornata di polemiche anche Luigi Di Maio interviene sulla questione della diffusione dell’audio in cui Rocco Casalino, portavoce del premier, minacciava ripercussioni contro il personale del Mef. Lo fa con un post su Facebook: “Qualcuno in queste ore sta facendo la morale a Rocco Casalino perché in un audio via WhatsApp ha detto a due giornalisti quello che avevamo già detto pubblicamente in questi giorni e cioè che il sistema dei mandarini di stato ci rema contro. Molti giornalisti si stanno scandalizzando per il fatto che Rocco lo abbia detto in un audio privato a due giornalisti Pietro Salvatori e Alessandro De Angelis che non avrebbero mantenuto il segreto della conversazione, probabilmente passando l’audio a il giornale di Sallusti. Giornali di De Benedetti che passano veline a quelli di Berlusconi). I moralizzatori di oggi vorrebbero per caso asserire che non hanno mai ricevuto messaggi privati dai portavoce delle altre forze politiche? Vogliono per caso dire che non hanno mai rilanciato un retroscena sulla base degli spin degli uffici stampa? I giornalisti che oggi hanno rilanciato questa notizia come Alessandro Sallusti e Sergio Rizzo, non hanno vocali o sms dei portavoce di Renzi, Berlusconi o di Salvini, in cui si indica la linea politica o addirittura si attacca un esponente del loro stesso partito? Abbiano il coraggio di dire che è così. Almeno ritroviamo il sorriso”, conclude.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione nazionale della Stampa, che ha sottolineato – attraverso il segretario Raffaele Lorusso – che i giornalisti che hanno pubblicato l’audio di Casalino non hanno sbagliato: “Quando viene pubblicata una notizia che dà fastidio, la cosa più facile è prendersela con chi l’ha pubblicata ha affermato – Ma chi ha pubblicato la conversazione di Casalino ha fatto il suo lavoro, perché si tratta di una notizia che ha un notevole rilievo per l’opinione pubblica e perché il portavoce del presidente del Consiglio pronuncia frasi di una gravità inaudita”. È il giudizio di Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale della stampa.
“È singolare – riflette Lorusso, interpellato dall’ANSA – che esponenti del M5s se la prendano con i giornalisti, ma non è una novità: il loro schema è eliminare la stampa o quanto meno ridurla a un silenzio che diventi innocuo, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di una persona che è il portavoce, ribadisco, del premier”. Per il segretario della Fnsi, “non bisogna abituarsi a questi attacchi: purtroppo questi atteggiamenti e comportamenti sono chiaramente indicatori di una volontà di accanirsi contro la stampa. Una tendenza che si inserisce in una corrente di pensiero mondiale, ma faccio notare che in altre parti del mondo la reazione della stampa è stata di ben altro tenore: penso alle oltre 300 testate che lo scorso agosto hanno messo in riga il presidente Usa Trump, invitando i cittadini a far quadrato intorno alla stampa e alla sua funzione di cane da guardia della democrazia”.
Tutto questo, aggiunge Lorusso, “non vuol dire che la stampa sia immune da critiche o i giornalisti siano al di sopra della legge: possono sbagliare tutti, anche i giornalisti, ma in democrazia ci sono sempre le sedi competenti in cui accertare le responsabilità ed eventualmente imporre la riparazione dell’errore. Nessuno può pensare di farsi giustizia da sé o imporre strumenti di giustizia sommaria, questo è inaccettabile”. Peraltro, conclude il segretario del sindacato dei giornalisti, “questo è l’ennesimo episodio: ricordo che Casalino si era rivolto a un collega del Foglio auspicando, se non preannunciando, la chiusura del giornale. In democrazia si auspica l’apertura dei giornali. Quando se se immagina la chiusura, si tratta di qualcosa di totalmente diverso dalla democrazia”.
L’HUFFPOST