Il governo Penelope
Vediamo se abbiamo capito bene. La Lega vuole le Olimpiadi a Milano e a Cortina, i Cinque Stelle a Torino.
La Lega per Genova vuole il ponte di Piano costruito con Autostrade e Toti commissario, i Cinque Stelle non vogliono tra i piedi nessuno dei tre. La Lega vuole un decreto sicurezza-immigrazione molto duro, i Cinque Stelle si oppongono. La Lega vuole il condono, i Cinque Stelle non ne vogliono sentire parlare. I Cinque Stelle chiedono più soldi sul reddito di cittadinanza, la Lega dice no.
E via così, non c’è tema sul quale i due alleati di governo la pensino uguale al punto che passano il tempo a fare e disfare decreti legge che non vedranno mai la luce. È un governo Penelope, di giorno tessono e di notte disfano.
Ma a differenza che nell’Odissea qui non è previsto il salvifico ritorno di Ulisse, per cui non ci sarà un lieto fine. Salvini, che è uno a cui piace scherzare e ha sempre la battuta pronta dice: «Dureremo cinque anni». Scherza, ovviamente e non lo dico perché sono a conoscenza di chissà quale segreto. Mi è bastato vedere Giancarlo Giorgetti l’altra sera ospite da Lilli Gruber. Non è più lo stesso uomo che con lucidità ha costruito pazientemente il successo della Lega. Ha cambiato espressione, tono di voce, rispondeva alle domande con mezze frasi ingarbugliate manco un pivello all’esordio tv. Se anche Giorgetti, uno dei migliori «problem solver» della politica, è costretto ad arrampicarsi sui vetri, a sostenere con imbarazzo tutto e il contrario di tutto, vuole dire che il fondo del barile è assai vicino.
Detto questo non penso che questo governo cadrà sulla legge finanziaria. Come disse una volta Berlusconi del malmesso governo Prodi: «Manca il killer». A Salvini conviene stare lì almeno fino a quando i sondaggi gli pompano consensi. Di Maio è condannato a stare lì per salvare la pelle. Le opposizioni hanno ancora le ferite aperte e non sono ancora pronte a nuove solitarie battaglie campali. A tutti, chi per un motivo chi per un altro, serve comprare tempo. Quanto tempo? Oggi non possiamo saperlo. L’urgenza – come diceva un filosofo – la si misura solo in base a quale lato della porta del bagno si è.
IL GIORNALE