Allarme Onu sul clima dodici anni per fermarsi poi la Terra andrà in tilt

Mezzo grado in meno, mezzo grado in più. Che differenza farà mai sul termometro del mondo? Tanto, secondo 91 scienziati, provenienti da 40 Paesi, autori dell’ultimo rapporto commissionato dall’Onu e approvato sabato sera in Corea del Sud dopo ore di estenuanti trattative. Dicono le gole profonde che hanno seguito i lavori della 48° sessione plenaria dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che fino all’ultimo si è rischiata la fumata nera per colpa dell’Arabia Saudita, primo esportatore al mondo di petrolio. Difficile per i suoi delegati apporre la firma a un documento che ricorda come gli impegni presi a Parigi, tre anni fa, sono insufficienti a limitare il surriscaldamento globale entro 1,5° rispetto ai livelli preindustriali.

La promessa (non vincolante) fatta allora da capi di Stato e di governo era di fermarsi «ben al di sotto dei 2°». Frase generica, che il subentrato presidente americano Donald Trump ha pure rinnegato. Oggi, gli scienziati ci ricordano che in quel mezzo grado c’è un abisso. Perché è una media dietro cui si celano impennate tre volte superiori nell’Artico, oceani in salita rapidissima, ondate di calore e via dicendo. Fino ad un apocalittico domani che non spaventa ancora abbastanza.

Gli autori hanno analizzato per due anni oltre 6.000 pubblicazioni scientifiche. Quindi, hanno tirato le somme in un «riassunto per i decisori politici», discusso e approvato riga per riga dai delegati dell’Ipcc in Corea, in cui raccontano il futuro del pianeta con dati previsionali «altamente certi» o «mediamente certi». Partendo da un presente già piuttosto nero: le attività umane hanno causato un riscaldamento globale di circa 1°C rispetto al periodo pre-industriale, se il trend prosegue di questo passo la Terra arriverà a +1,5° intorno al 2030, per viaggiare poi veloce verso +2° e oltre. (L’Italia non è aliena: ieri il Cnr ha stabilito che il 2018 finora è l’anno più caldo in Italia dal 1800, proprio 1,5° oltre la media).

Quel mezzo grado in più fa la differenza: ulteriore innalzamento del mare di 10 centimetri, ecatombe di specie, scomparsa pressoché totale delle barriere coralline… La lista degli orrori è lunga, con il rischio di annoiare i lettori. È possibile fermarsi prima? Sì, tagliando drasticamente le emissioni antropiche di CO2, fino ad arrivare a zero intorno alla metà del secolo. Le riduzioni previste dall’Accordo di Parigi non sono sufficienti. A meno che non si trovi una tecnologia capace di «aspirare» un quantitativo di CO2 pari a quello immesso in atmosfera.

Mezzo grado, una piccola febbre sulla crosta terrestre. Sta tutto lì il nocciolo del dibattito sul cambiamento climatico, che deve fare i conti con il riottoso Trump, i produttori di petrolio, l’opacità della Cina… E il disinteresse di chi ancora non ha l’acqua dell’oceano sull’uscio di casa e continua a non spegnere la luce dell’ufficio quando chiude la porta.

I capi di governo torneranno ad incontrarsi il prossimo dicembre per la 24esima Conferenza sui Cambiamenti Climatici, stavolta in Polonia: dovranno riesaminare il Trattato di Parigi e questo rapporto sarà un punto di riferimento importante.

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.