Manovra, Giorgetti: “Su cose importanti chiudiamo stasera, ma no pensioni d’oro in dl”

ROMA – “Sulle cose fondamentali si chiude stasera”. Lo ha assicurato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, spiegando che “non è opportuno” spacchettare la manovra in più decreti. “Sarebbe difficile poi convertirli”, ha aggiunto, precisando che non si palerà di pensioni d’oro nel dl. Flat tax, reddito di cittadinanza e abolizione della riforma Fornero “saranno tutte e tre nella prossima manovra finanziaria, annuncia (in una intervista che sarà pubblicata il prossimo 18 ottobre su Politique Internationale) il vicepremier Matteo Salvini. “Non ci sentiamo vincolati – ha aggiunto il ministro dell’Interno – dalle norme sul deficit pubblico decretate da Bruxelles e che tanti governi europei hanno bellamente ignorato, a cominciare da Francia, Germania e Spagna”.

Dichiarazioni, annunci, e soprattutto trattative in corso tra M5s e Lega sul decreto fiscale, atteso oggi in Consiglio dei ministri. Dopo la riunione fiume di ieri sera durata più di tre ore, che si è conclusa senza una soluzione condivisa sul nodo della cosiddetta “pace fiscale”, oggi si è tenuto un nuovo vertice. La riunione, durata per tutta la mattina senza Salvini (impegnato in un evento in Lombardia) e Di Maio (in segno di dissenso su alcune misure, come i meccanismi di emersione dei contanti in nero), è poi ripresa nel primo pomeriggio, questa volta con la presenza dei due vicepremier, seduti faccia a faccia al tavolo del presidente Giuseppe Conte, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria.

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Braccio di ferro M5s-Lega

Al centro del braccio di ferro, dunque, il capitolo della pace fiscale, con il ministro del Lavoro deciso a chiedere un “tetto” come limite della possibilità, per ogni contribuente, di mettersi in regola. Non è tutto. Il M5S chiede a gran voce che la pace fiscale venga circoscritta a tutti quei cittadini che non hanno pagato le tasse dovute, ma in ogni caso hanno segnalato in modo fedele il proprio debito al fisco, ovvero hanno effettuato correttamente tutte le dichiarazioni. Il “nero”, per i grillini, deve essere lasciato fuori. Ulteriore motivo di scontro, infine, è il pacchetto di misure sulle semplificazioni alle piccole imprese che Di Maio vorrebbe entrasse nel decreto fiscale

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Da Monza, Salvini ha spiegato in mattinata che il Consiglio dei ministri si limiterà a discutere il decreto fiscale (a patto di recuperare i grillini), mentre la legge di Bilancio verrebbe presentata domani. E a proposito dei malumori dei 5 Stelle, il leader della Lega afferma: “Lo dico agli amici grillini: saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto è nel contratto di governo. Quello per me vale”.

Ancora Salvini: “Sono convinto che ci sia bisogno di un nuovo rapporto tra italiani ed Equitalia: gli evasori totali, quelli che non hanno mai compilato la dichiarazione dei redditi, per me devono marcire in galera fino alla fine dei loro giorni, mentre l’artigiano, il piccolo imprenditore o il commerciante che sono schiavi di una cartella da 40 mila euro da una vita deve poter tornare a vivere. E’ quella la cartella che va stracciata”.

La norma anti De Luca e Zingaretti

Nella bozza del decreto fiscale c’è anche la norma che impedisce ai governatori di Campania e Lazio, Vincenzo De Luca e Nicola Zingaretti, di essere governatori e commissari straordinari per la sanità.

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La misura interviene sulla disciplina di nomina dei commissari per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi straordinari reintroducendo “l’incompatibilità tra la figura commissariale ed ogni altro incarico istituzionale ricoperto presso la regione interessata”. Il limite era stato rimosso dalla legge di bilancio 2017. Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia del M5s che già in parlamento fece una battaglia contro quella che nella manovra dello scorso anno gli esponenti pentastellati avevano definito “la norma De Luca”.

Calenda: Tria dovrebbe dimettersi. Martina: “Governo sostiene evasori e lavoro nero”

“La mia preoccupazione è il caos, non è il deficit – afferma l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a Circo Massimo su Radio Capital –  Questa è una manovra con numeri falsi. Il primo dovere di un governo è tenere il Paese in sicurezza: e questa maggioranza non lo sta facendo. Abbiamo un debito da vendere ai risparmiatori di un altro paese. Ma come si fa a venderlo se non siamo capaci di fare nemmeno le addizioni?”. E, rivolto al ministro dell’Economia Tria, afferma: “Sarebbe più decoroso se si dimettesse”.

Manovra, Calenda: “Tria dovrebbe dimettersi, sarebbe più decoroso”

Anche il segretario del Pd Maurizio Martina critica la manovra. Da Torino dichiara: “Nel governo si stanno scannando tra Lega e Cinque Stelle ma la cosa incredibile è che alla fine stanno sostenendo gli evasori fiscali contro i contribuenti onesti e il lavoro nero contro il lavoro nelle regole”.

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