Addizionali, rinvii e finestre: tutte le trappole del bilancio
C’è già chi è pronto a scommetterci: reddito di cittadinanza, pensioni e tutto il resto saranno smontati pezzetto su pezzetto.
Succederà quando si tratterà di attuare le due misure, quando cioè si entrerà nei dettagli. Troppo forte la tentazione di ridimensionare la portata delle misure di spesa più importanti della manovra. Quota 100 e il sussidio caro al M5s saranno concessi con il contagocce, tanto da fare risparmiare al governo circa la metà di quanto stanziati, circa 7-8 miliardi di euro.
Le avvisaglie ci sono già. Ieri il vicepremier Matteo Salvini ha confermato che per gli statali quota 100 partirà a ritmi rallentati. «Se mi dicono che di botto se ne vanno in pensione centomila persone in settori chiave dell’amministrazione pubblica come le scuole e gli ospedali è ovvio che non possiamo consentirlo. Dobbiamo provvedere gradualmente e con giudizio per evitare esodi di massa».
Quindi nel 2019 ci saranno «tre o quattro finestre». Si potrà andare in pensione non appena si maturano i requisiti, ma durante dei periodi limitati nel tempo.
Il gioco è chiaro, si sposta in avanti di circa nove mesi il pensionamento dei dipendenti pubblici, che sono il 40% della platea interessata, per risparmiare. Le limitazioni non riguardano solo gli statali. La trappola per i privati si chiama divieto di cumulo. La riforma delle pensioni non è legge, ma l’impossibilità di sommare redditi da lavoro e da pensioni è un punto fermo. Ufficialmente per fare in modo che l’ondata di pensioni anticipate favorisca l’ingresso nel mondo del lavoro di disoccupati. Ma dalle parti del ministero dell’Economia è considerato un freno che potrebbe ridurre la platea degli interessati da registrare sotto la voce risparmi.
Senza testo, ma con paletti già piazzati anche il reddito di cittadinanza. L’app e la carta per ottenere il sussidio arriveranno in aprile. Quasi a metà anno. Risparmio stimato, due miliardi di euro. Senza contare l’effetto dissuasore che potrebbero avere i controlli sul tipo di acquisti, annunciati dal vicepremier Luigi Di Maio.
Un freno che potrebbe appunto valere uno 0,4% di deficit in meno a fine anno. Abbastanza per rientrare, dalla finestra, dentro limiti accettabili per la Commissione europea oppure per rispondere in anticipo a uno scenario sempre più probabile, quello che il deficit 2019 sia già ben oltre il 2,4% previsto e che quindi durante l’anno si debba intervenire per tagliare le spese.
Per tornare alle trappole, già contabilizzata l’attesissima cedolare secca per gli immobili commerciali. Si pagherà il 21% sui redditi da affitti di immobili C/1 sotto i 600 metri. ma solo per i contratti stipulati nel 2019. Se nel 2020 il governo vorrà confermarla, dovrà trovare altre coperture. Misura più che sperimentale, insomma.
Conosciuto e già criticatissimo lo sblocco delle addizionali e Imu per enti locali e regioni. L’Irpef regionale fino al 3,3%, mentre i più di seimila comuni che non lo hanno già fatto possono portare quella comunale allo 0,8% e l’Imu al 10,6.
Sono noti gli inasprimenti fiscali a carico delle banche e del settore dei giochi. Nel testo definitivo della legge di bilancio è spuntato un aumento dei prezzi di vendita «di circa 10 centesimi al pacchetto da 20 sigarette per tutte le fasce di prezzo (bassi, medi e alti)». Inevitabile per una manovra con misure di spesa pesantissima.
IL GIORNALE