Piazza Affari (+1%) ancora la migliore con le banche, spread in calo a 287
- –di Eleonora Micheli
Chiusura in rialzo per le Borse europee (segui qui i listini), che tuttavia hanno bruscamente frenato sul finale, risentendo dell’andamento debole di Wall Street. Sul mercato Usa ha pesato il crollo di Apple, i dubbi su un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, il deficit commerciale salito ancora e i timori di pressioni inflattive con l’impennata delle retribuzioni medie orarie. Milano, comunque, è salita e ha registrato la performance migliore del Vecchio Continente, pur dimezzando i guadagni rispetto a metà giornata. Il FTSE MIBha chiuso in progresso dell’1%, mentre lo spread è sceso a 287 punti.
Bene le banche, in vista di stress test positivi
A Piazza Affari sono andate bene le banche, sia sull’onda dell’andamento dei titoli di stato in risalita, sia sulle indiscrezioni sugli stress test, positivi per tutti i principali istituti italiani.
Continua a correre Fca
Fiat Chrysler Automobiles ha guadagnato il 4,1%, festeggiando ancora i numeri sulle immatricolazioni americane, migliorate a ottobre del 16%. Della galassia Agnelli le Ferrari hanno perso l’1% mentre le Cnh Industrial sono salite del 2,77%, nell’attesa delle trimestrali in calendario la prossima settimana. Moncler (+5,12%) è stata la migliore del Ftse Mib, mentre hanno sofferto ancora i titoli oil, con Saipem giù dell’1,4% edEni dello 0,4%.
Petrolio in flessione, euro torna sopra 1,14 dollari
Sul fronte dei cambi, l’euro è tornato sotto la soglia di 1,14 dollari, dopo aver stazionato per gran parte della giornata sopra tale livello. L’ipotesi di un intervento della Fed sul costo del denaro dopo il dato sulle retribuzioni medie orarie ha di nuovo messo le ali al biglietto verde. La valuta europea è scambiata a 1,1399 dollari (da 1,1393 alla chiusura di ieri e dal picco di 1,1456 toccato oggi). La moneta unica vale inoltre 128,84 yen (128,52 yen ieri), mentre il rapporto dollaro/yen è a 113,2. Continua la debacle del petrolio, in calo ormai da settimane: il wti, contratto con consegna a dicembre, cede lo 0,83% portandosi a 63,16 dollari al barile. .
In Usa dati sul lavoro oltre le stime, sotto le previsioni deficit commerciale
Il mese scorso le aziende americane hanno continuato ad assumere e lo hanno fatto a un passo più veloce delle stime. Il tasso di disoccupazione è rimasto come previsto sui minimi del 1969. Negli Stati Uniti sono stati creati 250.000 posti di lavoro, mentre gli analisti attendevano un aumento di 188.000 unità dopo il +118mila di settembre (rivisto da +134mila) e il +286mila di agosto (dato rivisto da 270.000). Il rialzo segna il 97esimo mese di fila in cui i datori di lavoro americani hanno reclutato personale, un nuovo record. Stando a quanto riferito dal dipartimento al Lavoro, i salari orari – attentamente monitorati perché indicano l’assenza o meno di pressioni inflazionistiche – sono cresciuti dello 0,18%nel mese e del 3,1% su base annuale.
Il deficit commerciale a settembre è cresciuto più delle previsioni e ai massimi di sette mesi; è il secondo dato più alto da quando il presidente Donald Trump è diventato presidente nel gennaio 2017. E il deficit degli Usa nei confronti della Cina ha raggiunto un nuovo record nonostante i dazi imposti. Stando a quanto annunciato dal dipartimento del Commercio, il deficit è salito dell’1,3% rispetto al mese precedente a 54,02 miliardi di dollari.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)