Mi costituisco: “Io sono un fascista”. Lo ha detto la Murgia
Mi costituisco: sono fascista. Le forze dell’ordine chiamino pure la segreteria del Giornale che darà loro i miei estremi. Tra l’altro abito a Milano, quindi ci mettono un attimo a tradurmi in piazzale Loreto.
Sono fascista a mia insaputa. D’altronde c’è chi aveva le case a sua insaputa, figurarsi se io non posso avere il cuore nero, a mia insaputa. Sono fascista al 54,5 per cento, lo so con precisione, perché me lo ha detto la Murgia. Michela Murgia, la scrittrice che con la scusa di andare in tv a smarchettare i suoi libri propala tonnellate di buonismo. Spettacolo al contempo disgustoso ed esilarante. La Murgia, essendo di professione denunciatrice di fascismi (con un lievissimo ritardo di 73 anni), vede ovunque camicie nere e fasci littori. Ha così paura di rimanere senza lavoro – cioè senza camerati – che si è anche premurata di dare alle stampe un libro dal titolo chiarissimo: «Istruzioni per diventare fascista».
Lei pensa di essere provocatoria e invece è inconsapevolmente sincera: foraggia il settore sul quale lucra. La Murgia sta al fascismo come il servizio di pompe funebri sta alla morte. Il primo non si augura esplicitamente il secondo, ma diciamo che gli fa comodo. Così, non essendoci fascismo in Italia, lei se lo inventa. Vede fascisti in ogni dove. In calce al suo libro, per fugare ogni dubbio, ha messo un test: il fascistometro. Prontamente ripreso dal sito dell’Espresso e immediatamente spernacchiato in rete. «Come direbbe Forrest Gump: fascista è chi il fascista fa. Ma pensaci un attimo: quanto puoi dirti davvero fascista? (…). Perciò meglio non rischiare: esegui questo test, scopri qual è il tuo livello di fascismo e segui le istruzioni per migliorarti puoi sempre farlo, non c’è limite al fascismo», recita il testo.
E poi il trappolone, perché, ovviamente, lo scopo del questionario è farti sentire anche solo un briciolo fascista. E quindi sbagliato. «Spunta le frasi che ti sembrano di buon senso», mi esorta la Murgia. E giù una lenzuolata di sessantacinque dichiarazioni: alcune surreali, altre naïf, molte banali e tante condivisibili. «Non abbiamo il dovere morale di accoglierli tutti», «in Italia chiunque può dire No e bloccare un’opera strategica», «prima dovrebbero venire gli italiani», «i bambini dovrebbero fare i bambini e le bambine le bambine», «facile parlare quando hai il culo al caldo e l’attico in centro», «uno vale uno», «non sono profughi, sono migranti economici», «penso ai nostri ragazzi delle forze armate», «c’erano quelli dei centri sociali» e via discorrendo.
Alla Murgia piace vincere facile, è evidente. Perché mentre spunto il questionario in modo furtivo, guardando che alle spalle non arrivi una brigata partigiana per rastrellarmi, mi rendo conto che secondo il Murgia-pensiero tutto ciò che non è ipocrita melassa radical chic è fascismo. Ma proprio tutto: da Forza Italia al Pd, passando per il Movimento 5 Stelle e ovviamente la Lega. Praticamente rimangono fuori solo lei, quattro gatti di Leu e due vecchi arnesi di Potere al popolo. Basta mettere, anche solo minimamente, in dubbio l’accoglienza indiscriminata, lamentarsi della sicurezza e magari difendere gli interessi del proprio Paese e in un battibaleno ci si ritrova con gli stivaloni, il fez e la camicia nera. Finito l’estenuante test, clicco in fondo alla pagina e dopo qualche secondo di interminabile attesa ho il responso: sono fascista al 54,5 per cento. Con la mano sinistra blocco il braccio destro, perché qui – d’istinto – stava per partirmi un saluto romano. Avrei dato una gioia alla Murgia. Non la merita. E poi io credo nel libero mercato, penso che lo Stato sia un male (necessario) che debba stare il più possibile alla larga da me, sono garantista e libertario, ho pure i capelli lunghi e la barba. Cosa vuole la Murgia dalla mia vita? Non ho manco fatto il militare. Mussolini mi avrebbe mandato direttamente al confino. Che poi, se penso a quello di Curzio Malaparte, non era neppure così male eh… Accidenti, ma allora sono davvero fascista? Una delle affermazioni del questionario era proprio «non ha ucciso nessuno, al massimo mandava la gente in vacanza al confino». E io non l’ho nemmeno spuntata, altrimenti salivo all’80 per cento nel fascistometro.
Il problema è che la Murgia, e quelli come lei, vorrebbero mandare al confino, morale e intellettuale, tutti quelli che non la pensano come loro. Da un altro punto di vista, però, il fascistometro è uno strumento formidabile. Perché si trasforma in un radicalchiccometro che ci restituisce perfettamente tutto l’odio e il distacco che quel che resta della sinistra ha per la pubblica opinione. Per usare il dizionario della Murgia: c’è odore di fascismo in questo aristocratico complesso di superiorità. Va beh, chiudo il computer e vado a farmi due salti nei cerchi infuocati.
IL GIORNALE
This entry was posted on domenica, Novembre 4th, 2018 at 09:25 and is filed under Cronaca. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.