L’apertura sul deficit tranquillizza i mercati. Spread in netto calo, Piazza Affari in rialzo

di FLAVIO BINI

MILANO – La timida apertura del governo sui conti pubblici, con il ministro Matteo Salvini che non ha escluso la possibilità di limare al ribasso il livello di deficit dal 2,4% inizialmente atteso, dà fiducia agli investitori. Questa mattina lo spread riparte in deciso calo, oltre dieci punti sotto al chiusura di venerdì, posizionandosi a 292 punti, con il rendimento al 3,27%. Un ottimismo che ricalca un trend positivo per tutte le Borse europee: Milano sale dell’1,72%, Londra cresce dello 0,95%, Francoforte dell’1,13%, Parigi sale dell’1%. Positiva anche Tokyo, che beneficia anche della vittoria di Osaka come sede dell’Expo universale del 2025. Il Nikkei a fine seduta mette così a segno un guadagno dello 0,76%.

Sul fronte valutario l’euro risale leggermente sul dollaro e viene scambiato a 1,1366 dollari. La sterlina cresce lievemente al cambio con il biglietto verde e vale 1,2822 dopo l’intesa in Europa sulla Brexit. Intesa che però dovrà essere ratificata dal Parlamento britannico nella prima metà del mese di dicembre, appuntamento cruciale anche per il futuro politico di Theresa May.

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Tra i dati macroeconomici, in Giappone a novembre l’indice Pmi manifatturiero si è attestato su base preliminare a 51,8 punti, in flessione rispetto ai 52,9 punti di ottobre, il valore più basso dal novembre del 2016: in particolare, la componente dei nuovi ordinativi è scesa in fase di contrazione, quindi al di sotto della soglia chiave dei 50 punti, mentre quella della fiducia delle aziende ha segnato un ribasso per il sesto mese consecutivo. In mattinata atteso dalla Germania l’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese.

Si arresta il crollo del petrolio, caduto pesantemente la scorsa settimana sui timori che alla prossima riunione dell’Opec, in programma a Vienna il 6 dicembre, l’Arabia Saudita ceda al pressing degli usa evitando di tagliare la produzione: i contratti sul greggio Wti con scadenza a gennaio  guadagnano 38 centesimi a 50,80 dollari al barile; il Brent ne recupera 67 e passa di mano a 59,47 dollari.

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