Pensioni, dossier Ocse: “Limitare la reversibilità”

L’Ocse fa i conti in tasca all’Italia e di fatto mette nel mirino il nostro sistema pensionistico.

Per l’Ocse l’Italia è al primo posto tra i Paesi industrializzati per i contributi obbligatori nel sistema previdenziale con una aliquota che tocca il 33 per cento. Nel rapporto “Pensions Outlook 2018”. Anche sul rapporto tra salario e assegno pensionistico, l’Italia si piazza sul podio. Il reddito post-lavoro è all’83 per cento di quello da dipendente e vale il terzo posto nella classifica Ocse dietro Danimarca e Olanda. L’Ocese però dà anche alcune indicazioni al governo italiano chiedendo più flessibilità oer l’età pensionabile soprattutto per chi è economicamente svagntaggiato. Su questo punto la riflessione dell’Ocse è abbastanza semplice: chi ha un’aspettativa di vita minore sarebbe penalizzato percependo una pensione per un periodo inferiore rispetto alle categorie benestanti che sono più longeve.

Ma le indicazioni Ocse vanno a toccare poi un altro aspetto spinoso: la reversibilità. Il dossier sottoliena come l’Italia abbia speso già nel 2017 il 2,5 per cento del Pil per le pensioni di reversibilità. E qui arriva una indicazione precisa: “I superstiti non dovrebbero avere la pensione prima dell’età per il ritiro”. Questo meccanismo, secondo l’Ocse, potrebbe essere sostituito da alcuni sussidi temporanei necessari al coniuge per adattarsi alla nuova situazione. Inoltre l’Ocse sostiene che le pensioni dei single dovrebbero essere superiori a quelle di una coppia che potrebbe beneficiare sulla reversibilità dell’assegno di un superstite. Insomma adesso gli assegni di reversibilità sono finiti nel mirino dell’Ocse. E in futuro non sono eslcusi cambiamenti radicali anche su questo fronte.

IL GIORNALE

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