Brexit, dai visti di lavoro allo studio: così cambierà l’immigrazione verso il Regno Unito

Lavoratori europei non qualificati 

Fino al 2025 i cittadini europei non qualificati (a titoli di esempio: lavapiatti, camerieri, impiegati in albergo etc) potranno entrare liberamente in Regno Unito, anche senza avere già un contratto di lavoro (un po’ come succede adesso) e lavorare oltremanica per un anno al massimo. Si tratta di visti temporanei che non possono essere estesi, né convertiti, né permettono ricongiungimenti familiari. Qualora questi lavoratori volessero tornare, dovrebbero aspettare dodici mesi per rientrare, e così via. Previste deroghe per il settore agroalimentare (in affanno).


Lavoratori qualificati europei e non 

Proprio perché il governo May vuole puntare su di loro, è stato eliminato il tetto di migranti qualificati ma i cittadini europei sono stati equiparati a quelli extracomunitari. Per loro (a titolo di esempio: medici, insegnanti, ingegneri etc) è previsto un visto di cinque anni e poi potranno richiedere la residenza fissa e successivamente la cittadinanza. Eliminato invece il controverso salario minimo annuo da 30mila sterline come presupposto per entrare in Regno Unito. Dopo la rivolta degli imprenditori e di mezzo governo, Javid ha scartato questa ipotesi, anche perché ci sono tanti lavori qualificati di cui ha estremamente bisogno il Regno Unito (come medici, infermieri o cuochi) che spesso guadagnano meno di questa cifra.


Studenti e dottorandi 

I cittadini Ue potranno entrare liberamente per 6 mesi dopo la laurea per cercare lavoro. Un anno invece sarà concesso ai dottorandi.


Turisti Ue

Per loro in Regno Unito non servirà alcun visto per 6 mesi, durante i quali potranno entrare e girare liberamente nel Regno Unito (ma ci potrebbe essere bisogno di un’autorizzazione preventiva tipo ESTA per gli Stati Uniti).


Cittadini irlandesi 

Come oggi, avranno libero accesso in Regno Unito.


Le linee guida Ue in caso di no deal 

In caso di “No Deal”, i beni in arrivo dalla Gran Bretagna verso l’Ue potranno essere soggetti a controlli doganali, i camion potranno continuare a trafficare liberamente fino alla fine del 2019 ma solo se Londra garantirà lo stesso, mentre gli animali domestici dei britannici e altre bestie non potranno più entrare liberamente in Ue. Infine, anche le concessioni aeree e ferroviarie a compagnie britanniche non sarebbero più valide.

Sono le linee guida della Commissione europea qualora si verificasse il cosiddetto “No Deal”, cioè se entro il 29 marzo 2019 non ci fosse alcun accordo di uscita tra Londra e Unione Europea sulla Brexit.

A cento giorni dallo spauracchio “No Deal”, le autorità europee hanno pubblicato dunque un documento che si aggiunge ai preparativi di Regno Unito ed Europa nel “worst case scenario”, il peggior caso possibile e, giorno dopo giorno, sempre più concreto, visto che l’accordo sulla Brexit raggiunto da governo May e autorità europee molto difficilmente sarà approvato dal Parlamento britannico a gennaio.

Ieri Londra aveva reso note altre disposizioni sullo stesso argomento: spazio libero sulle navi per sistemare le scorte di alimenti e medicine, 3500 soldati ufficiali e riservisti pronti a intervenire (come già sta facendo anche l’Irlanda), 80mila lettere inviate alle aziende di tutto il Paese per prepararsi al peggi e 2 miliardi in più dal governo per attutire l’eventuale uscita brutale dall’Ue (oltre ai 4,5 già sovvenzionati negli ultimi mesi), dopo il bando del ministero dell’Ambiente di qualche giorno fa per 90 nuove figure professionali cui si chiederà di lavorare in unità di emergenza in caso di No Deal.

REP.IT

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