Fanno i solidali con le nostre tasse
In pratica ciò impedisce, a chi non rientra nei casi di diritto d’asilo specificati dalla legge e non ha un domicilio, di avere la carta di identità del comune e non consente ai minori di frequentare scuole pubbliche, di iscrivere la famiglia al servizio sanitario nazionale, di concorrere alle case popolari e a tutti gli altri benefici che hanno i residenti, quando i comuni funzionano in modo efficiente. Il che ovviamente implica che i senza fissa dimora non potranno avere questi servizi. Inoltre la legge Sicurezza restringe i casi in cui può esser riconosciuto il diritto alla residenza degli immigrati non aventi diritto all’asilo, rispetto all’attuale caotica prassi. Ed ecco così che il sindaco progressista di Milano Sala obbietta che bisognerebbe aumentare i casi di diritto di asilo ed inoltre garantire la stessa tutela di chi ha un tale diritto, anche ai nuclei familiari vulnerabili, termine che si presta a molte diverse interpretazioni. Poi lui, come altri sindaci che protestano, aggiunge che «più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura». E, detto con eleganza, come si addice al sindaco della capitale morale dell’Italia, ma vuol dire, in pratica che, secondo Sala, bisogna mettere nei Centri di accoglienza pagati dallo Stato tutti i clandestini che sono arrivati illegalmente. I sindaci che contestano la legge Sicurezza sarebbero più credibili se si dedicassero all’assistenza agli immigrati, al di là di ciò che riesce a fare questo nostro Stato, sovraccarico di debiti e problemi: per esempio dando una occupazione a quelli irregolari giovani che mendicano mentre sarebbero in grado di fare lavori come pulire bene le strade e i parchi o altri servizi a cui possono essere addestrati.
IL GIORNALE
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