Sicurezza a Roma, in dieci anni persi tremila uomini delle forze dell’ordine

La presenza di immigrati, gli insediamenti abusivi, lo svuotamento dei quartieri periferici hanno contribuito a rendere la città meno accogliente. Le stazioni dei treni sono percepite come luoghi di pericolo, mentre il degrado visivo fa il resto e gioca una parte molto importante tra i cittadini. E se è al via un progetto di videosorveglianza integrata in collaborazione tra Viminale e Mise da 3,5 milioni di euro per mettere in rete tutte le telecamere degli enti pubblici, coinvolgendo anche quelle delle banche, fonti della Questura di Roma fanno sapere che dal 2016 è attivo il “Piano coordinato di controllo del territorio”.

Cos’è? Un piano gestito da polizia e carabinieri che in maniera alternata garantiscono il pronto intervento nella Capitale divisa nel piano in 3 zone. In tutta la provincia – dati Prefettura – sono a lavoro 36 mila uomini tra carabinieri, guardia di finanza, polizia, mentre l’esercito contribuisce con 1.950 militari disseminati sulle strade della città. E pur tuttavia la condizione odierna è molto diversa da quella di dieci anni fa e ancor più lontana dallo “schema” che la Capitale poteva sfoggiare – almeno nei numeri – negli anni Novanta.

I NUMERI
I Carabinieri presenti in città oggi sono circa 4 mila che salgono a 6 mila a livello provinciale. Il corpo dei vigili urbani si compone di 6 mila unità (ma la dotazione organica teorica è di 8 mila) e secondo il Campidoglio solo il 60% è in strada, la Questura di Roma conta su circa 7 mila agenti: mille in meno rispetto a quelli degli anni Novanta. Questa soglia – che contempla i poliziotti distribuiti nei 40 commissariati, nel reparto delle volanti, nella Squadra Mobile, nell’Anticrimine – arriva a 9.500 unità se aggiungiamo i reparti “Polaria” di Ciampino, Fiumicino, Urbe, il reparto Mobile, la stradale e la Polizia Ferroviaria. «La carenza di personale e di mezzi – commenta Saturno Carbone, segretario generale del Siulp, Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia – è sotto l’occhio di tutti, si garantiscono gli interventi in emergenza solo grazie all’abnegazione dei poliziotti che in molti casi devono recuperare riposi e ferie arretrate di due anni».

I TERRITORI
A voler traslare la situazione sui singoli territori della Capitale, basta prendere alcuni dei commissariati più delicati, perché inseriti in contesti sociali tutt’altro che semplici, per rendersi conto che un problema c’è. Il commissariato di San Paolo, ad esempio, che copre proprio il quartiere della Magliana dove è stato ucciso Gioacchini, può contare su 70 uomini quando nel 2008 erano 90. Ancora, il commissariato di Ostia e quello di San Basilio: nel primo caso gli agenti in servizio nel 2011 erano 114 (scesi attualmente a 98), nel secondo si è passati dagli 89 uomini del 2009 ai 77 di oggi. Poi c’è tutto il discorso sui “Poli” «istituti per garantire l’apertura degli uffici denunce di polizia h24 – spiega Fabio Conestà, segretario generale del Mosap, il Movimento sindacale autonomo di polizia – e che per la mancanza di sottufficiali in più di un’occasione restano chiusi nelle fasce serali e notturne per l’assenza di sottufficiali, mentre a causa dei mezzi che scarseggiano c’è al massimo una pattuglia di turno per ogni commissariato». Il deficit di organico secondo i sindacati deriva principalmente dal blocco del turn-over tanto in polizia quanto, ad esempio, nella Municipale di Roma dove l’età media degli agenti si aggira, in entrambi i casi, sui 48 anni. «Speriamo che il ministro dell’Interno – conclude Conestà – acceleri il potenziamento delle piante organiche: già per febbraio aspettiamo 70 nuovi agenti».

IL MESSAGGERO

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