Fontana di Trevi, la Raggi ci ripensa: le monetine alla Caritas
LA MACCHINA
Una
macchina, per capire, che muove oltre 5 mila volontari e 300 operatori
impegnati ogni giorno in 51 opere tra mense, ostelli, comunità alloggio,
case famiglia, ambulatori medici, servizi domiciliari, centri di
ascolto nelle carceri e 145 centri di ascolto parrocchiali. Cosa è
intervenuto per escluderli dal tesoretto di Fontana di Trevi? Il solito
pasticcio burocratico di competenze e decisioni. Raggi ieri studiando il
caso se l’è presa con la Ragioneria e gli uffici collegati. Quei soldi,
una volta insacchettati e messi al sicuro nel salvadanaio capitolino
andrebbero messi a bilancio per certificarne la natura pubblica. E non è
facilissimo codificare questo passaggio perché il turista che getta la
monetina, come da tradizione, non pensa a fare un’offerta al Campidoglio
ma al massimo si concentra per esprimere un desiderio. E però, nella
memoria di giunta in cui si affida ad Acea l’operazione di pulizia della
fontana e conseguente recupero e conteggio delle monete, non si
potrebbero consegnare direttamente i soldi a Caritas.
LO SDEGNO
Che
ieri avesse vinto la Caritas, e quindi che la giunta dovesse correre ai
ripari, lo si era capito subito quando la diocesi aveva pubblicato un
messaggio su Facebook in cui ringraziava per le proteste e lo sdegno
dimostrato per la faccenda.
«Cari amici – si legge – la decisione del
Comune di Roma di modificare la procedura di affidamento per le
monetine di Fontana di Trevi – finora utilizzate in progetti di
solidarietà promossi dalla Caritas di Roma – con un iter amministrativo
ancora non definito, a partire dal prossimo 1° aprile, ha destato
numerose prese di posizione che invitano la sindaca Raggi a modificare
tale decisione. Giornalisti, politici, sacerdoti e tanti cittadini sono
intervenuti sui social network».
«Grazie per il sostegno che
continuerete a manifestare», concludevano. E così ieri Palazzo Senatorio
per non sembrare l’ente arcigno che si tiene le monetine dei turisti e
interrompe i progetti di solidarietà si è affrettato a ricordare quanto
la prima cittadina apprezzi il lavoro della diocesi e che Raggi stessa
anche in passato ha partecipato alle celebrazioni di Natale presso la
sede di via Marsala.
LA REINTERNALIZZAZIONE
Già in una memoria dell’ottobre del 2017 era comparsa la volontà di internalizzare la gestione delle monete in capo al Comune. Nella memoria più recente oltre alla solidarietà si specificava la necessità di utilizzarle per la manutenzione ordinaria dei beni culturali. Ma il nuovo meccanismo di gestione non è andato in porto e così si è innescata la prudente marcia indietro dettata dalle proteste del mondo religioso, inaugurate con monsignor Paolo Lojudice che definiva avvilente la situazione dei rifiuti nella Capitale e poi dal quotidiano dei vescovi Avvenire che aveva stigmatizzato la scelta sintetizzando così: «Una decisione che porterà a ridurre o chiudere molti servizi per i più poveri. Con prevedibili ripercussioni sul clima sociale della città».
Chi ha invocato la marcia indietro è stato Stefano Pedica del Pd: «L’impegno della Caritas va premiato e non definanziato». E il fragore della retromarcia ingranata a gran velocità ieri era più che evidente.
IL MESSAGGERO
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