Diciotti, il tribunale dei ministri: “Processate Salvini per sequestro”

Per i tre giudici, il reato di sequestro di persona, aggravato perché «commesso da un pubblico ufficiale» e «per essere stato commesso anche in danno di minori», si sarebbe consumato tra la sera del 20 e la sera del 25 agosto, cioè nell’arco di tempo di permanenza della nave a Catania, attraccata nel molo solitamente adibito agli sbarchi di migranti ma senza autorizzazione a far scendere nessuno. Non prima di quel periodo però, nei giorni cioè in cui la Diciotti restò in attesa di disposizioni nel mare davanti a Lampedusa, cosa che aveva indotto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ad aprire l’inchiesta, poi passata a Palermo per competenza. Il tribunale dei ministri di Palermo aveva quindi deciso di mandare gli atti a Catania proprio perché non aveva ravvisato reati in quella fase.

A Catania, a sua volta, la Procura aveva inviato gli atti al tribunale dei ministri chiedendo, era lo scorso ottobre, l’archiviazione dell’inchiesta perché il comportamento del ministro era «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti». Il tribunale dei ministri però la pensa diversamente, e dopo la camera di consiglio del 7 dicembre, scrive nella relazione di essere «chiamato a compiere una valutazione di tipo tecnico-giuridica… senza vagliare l’eventuale fine politico dell’azione criminosa», ritenendo dunque che sia un tipico «reato ministeriale» per il quale ora dovrà esprimersi il Senato. Il tribunale riconosce un «comportamento moralmente censurabile delle autorità maltesi» che si erano rifiutate di fornire il «pos» per i naufraghi della Diciotti ma dalla ricostruzione dei fatti, grazie anche alle testimonianze dei vertici del ministero e della Guardia costiera (alcune «censurate», come quella di Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del ministro) oltre che di questore e prefetto di Catania, «la condizione di stallo che ha imposto ai migranti di rimanere confinati a bordo della nave Diciotti costituisce obiettiva conseguenza della mancata indicazione del Pos, dietro precisa direttiva del ministro dell’Interno».

Salvini attacca: «Chiedo agli italiani se ritengono che devo continuare a fare il ministro, esercitando diritti e doveri, oppure se devo demandare a questo o a quel tribunale le politiche dell’immigrazione. Lo ammetto, lo confesso e lo rivendico, ho bloccato lo sbarco. E mi dichiaro colpevole dei reati nei mesi a venire, perché non cambio». Parole che provocano la reazione dell’Anm: «Dichiarazioni irrispettose nei toni di derisione utilizzati e nei contenuti. Il rischio di delegittimazione della magistratura è alto».

LA STAMPA

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