Toninelli fa paura anche quando non fa gaffe

Anche un ragioniere di provincia infatti conosce la relazione che ci dev’essere, nel bilancio di una famiglia come in quello di un’azienda, tra spese per conservare e fare funzionare al meglio l’esistente, e spese per investimenti. Sono due partite contabili distinte, non comunicanti tra loro. Se un imprenditore spende tutti i suoi soldi solo per mantenere in ordine i macchinari senza preoccuparsi di destinarne una parte per comprarne di nuovi e più efficienti, presto non sarà in grado di reggere la concorrenza e fallirà; un padre saggio spende per mantenere dignitosamente la famiglia ma investe sul futuro dei figli pagando loro le migliori università possibili; uno studioso conserva al meglio i vecchi libri ma solo comprandone di nuovi migliorerà il suo sapere.

Senza investire una parte consistente dei propri averi in nuovi e ambiziosi progetti, che tu sia Stato, azienda o uomo, nessuno può crescere ma solo arretrare e alla fine decadere. Ne erano convinti, per fare solo due esempi tra i mille possibili, i nostri politici che in un’Italia povera investirono ingenti risorse per costruire le autostrade indispensabili al suo sviluppo e quelli che, anni dopo, fecero altrettanto con la linea dell’alta velocità ferroviaria. Mettere invece sullo stesso piano i problemi di manutenzione della Cremona-Pioltello-Milano con l’utilità della Tav che farà scorrere velocemente e in sicurezza merci e uomini da un capo all’altro dell’Europa non è cosa degna di un politico e neppure di un ragioniere. È cosa ancora meno che modesta, semplicemente è cretina e pericolosa. Come abbiamo detto, Toninelli, purtroppo, non ha fatto una gaffe. Il suo pensiero da sprovveduto avventore di bar di periferia ben rappresenta la sciagurata ricetta economica, meglio dire antieconomica, del suo partito. E noi dovremmo avere dubbi sull’esistenza, dopo venticinque anni, di un partito come Forza Italia?

IL GIORNALE

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