Orologio dell’Apocalisse, incubo millenario

di FRANCO CARDINI  – Se nel parlare comune l’Apocalisse è un evento tragico e definitivo, la “Fine dei Tempi”, la tradizione cristiana erede di quella ebraica distingue con cura i livelli corrispondenti a tre termini attorno ai quali regna di solito una certa confusione: apocalittica, escatologia, millenarismo. È dunque necessario distinguere.

L’apocalittica (dalla parola greca apokàlypsis, “Rivelazione”) è, per ebrei, cristiani e musulmani l’insieme dei testi e delle tradizioni che mostrano – di solito nella forma della visione – gli scenari che prima annunzieranno, quindi accompagneranno il dissolversi dell’universo materiale e l’avvento del regno dei Cieli, in un contesto di terrore e di sofferenze.

L’escatologia è una scienza, una branca della teologia che indaga su quelli che in greco sono tà èschata, cioè i Novissima: tutte le “cose ultime”, che riguardano gli argomenti definitivi della vita umana (la Morte, il Giudizio, il Paradiso, l’Inferno) e il destino umano nel passaggio da questa vita a quella eterna.

Il millenarismo è un insieme di leggende nate attorno a un oscuro brano dell’ultimo libro della Bibbia cristiana, l’Apocalisse attribuita all’evangelista Giovanni che l’avrebbe scritta in tardissima età, e si fonda su due oscuri passi di quel testo (20, 7-10, e 12, 15) secondo i quali mille anni dopo il ritorno del Cristo sulla terra (il “Secondo Avvento”) e l’inaugurazione del regno dei Cieli Satana, incatenato nell’Abisso, sarebbe stato liberato e l’universo intero sarebbe stato sconvolto dall’ultima battaglia tra il bene e il Male, la Luce e le Tenebre. Secondo una tradizione non confortata da testi canonici, Gesù stesso avrebbe proferito al celebre profezia Mille, e non più mille”, a indicare il tempo che ancora separava il genere umano da quella prova terribile.

Il millenarismo nacque propriamente nel Cinquecento, il secolo della Riforma, appoggiandosi però a cronache medievali che alludevano ad eventi attesi per un periodo che si andò fissando, alla fine, attorno allo snodo tra il X e l’XI secolo, cioè appunto attorno al fatidico “Anno Mille”. È tardiva e del tutto inattendibile la diffusa leggenda dei “terrori dell’Anno Mille”, secondo la quale la gente di allora avrebbe atteso trepidante l’ultimo giorno del primo millennio per poi rinfrancarsi dinanzi alla constatazione che nulla di tremendo era accaduto e affrontare con ottimistica forza il nuovo secolo. Sappiamo che paure e profezie del genere hanno caratterizzato anche l’approssimarsi dell’Anno Duemila. Oggi sono gli scienziati atomici a dare l’allarme con l’orologio dell’Apocalisse.

Nonostante l’inconsistenza di quelle leggende, certamente i secoli fra X e XII furono teatro di mutamenti importanti nella società europea, da quelli climatici e demografici fino a quelli socioeconomici: e soprattutto in un arco teso fra XIII e XVI secolo si ebbero numerosi movimenti a carattere popolare e non privi di sollecitazioni ereticali che auspicavano un mutamento rivoluzionario all’interno della cristianità e si annunziavano come innovatori anche dal punto di vista socioeconomico. Si ebbero così numerose confraternite di penitenti, di autoflagellanti, di “profeti” del rinnovamento della Chiesa e della società. Su tale fondamento si sviluppò, nel corso del XVI secolo, la stessa Riforma protestante.

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