Tav, il cortocircuito inquietante del governo
È stata la conferma di una strategia del rinvio che usava l’analisi come alibi per non decidere. E ora si scopre che il documento del governo è stato mandato oltr’alpe prima di essere visionato dai vertici dell’esecutivo italiano; e esposto «privatamente» agli eletti del Movimento, mentre si impediva alla commissione competente di discuterlo. Procedura sbalorditiva, che aggiunge confusione a confusione. Tanto più che Toninelli è lo stesso ministro che pochi giorni fa scolpiva la frase: «La Tav? Ma chi se ne frega di andare a Lione», alludendo al collegamento tra Torino e la città francese. In più, l’ex ministro del Pd Graziano Delrio ricorda che «per interrompere la Tav bisogna revisionare il trattato Italia-Francia. E in Parlamento i numeri non ci saranno mai».
Si potrebbe ridurre tutto a un cortocircuito comunicativo, se il governo fosse almeno unito. Il problema è che il progetto ormai è uno dei temi-simbolo dello scontro: al punto da indurre Salvini a minacciare querele contro chiunque parli di uno scambio tra un «no» leghista alla Tav, e un «no» grillino al processo contro di lui per il sequestro di alcune decine di migranti su una nave.
A questo si aggiunge una politica estera divergente sull’atteggiamento verso il regime di Nicolás Maduro in Venezuela. Contraria la Lega, mediatori i Cinque Stelle, col presidente ad interim Juan Guaidó costretto a chiedere un incontro che chiarisca la posizione dell’Italia. Se a questo si aggiungono le previsioni di crescita fatte dalla Commissione Ue per il 2019, non c’è da stare allegri. Salvini sottolinea l’«ottimo risultato» sugli ordini per 41 miliardi di euro sui titoli di Stato trentennali. Un «segno evidente di fiducia nell’economia italiana». Peccato che il dato sia contraddetto da Bruxelles. La stima è di una crescita dello 0,2 per cento: perfino meno dello 0,6 indicato da Bankitalia e dal Fondo monetario internazionale. E pensare che a novembre la Commissione parlava di crescita all’1,2, e il governo all’1,5 per cento. Sarà anche frutto di una congiuntura internazionale sfavorevole. Ma evidentemente la manovra dell’esecutivo M5S-Lega peggiora le cose. Ed evoca scenari foschi sulla possibilità di approvare in autunno una qualsiasi legge di Bilancio.
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