Moriremo slovacchi
Fino a prima dell’avvento di questo governo l’Italia aveva come parametri di riferimento, non senza contrasti, la Germania, la Francia, l’Inghilterra. Oggi, con Di Maio e Di Battista, i nostri paragoni e/o alleati sono cambiati. C’è l’Irlanda, quattro milioni di abitanti, che si è salvata dalla bancarotta convertendosi in paradiso fiscale; c’è la Slovacchia, ex blocco comunista, cinque milioni di abitanti, dediti per lo più alla coltivazione delle patate; c’è la Bulgaria, sette milioni di persone concentrate attorno a una sola città, Sofia; c’è la Romania, meno di un terzo della nostra popolazione, sopravvissuta grazie a un megaprestito del Fondo monetario internazionale, Paese prevalentemente agricolo dov’è ancora in uso l’aratro trainato dai buoi.
È vero – come scrive Travaglio -, non siamo gli unici in Europa ad astenersi sul Venezuela. Aggiungo: purtroppo, perché – vista l’allegra compagnia – forse sarebbe meglio se fossimo «gli unici». Non ho nulla contro slovacchi, bulgari e vaticani, ma se devo pensare al futuro dei nostri figli preferirei buoni rapporti, e convergenza di vedute, con inglesi e tedeschi.
La verità è che questo governo ci sta tirando giù. I tanto discussi leader del passato sedevano ai tavoli dove, bene o male, si provava a costruire qualche cosa. Di Maio invece è andato a incontrare il capo dei gilet gialli, tale Christophe Chalençon che ogni sabato guida i teppisti che distruggono a mazzate Parigi. Se abbiamo come riferimenti la Slovacchia e Chalençon è inevitabile, come certificato anche ieri, che l’Italia sprofondi: dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei. E chi sarai.
IL GIORNALE
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