Televoto contro élite, Sanremo si spacca: le giurie ribaltano la volontà popolare
luca dondoni sanremo
Ancora una volta il Festival è riuscito a colpire il bersaglio confermando quella che è la sua missione dal 1951: raccontarci, attraverso le canzoni, i cambiamenti del Paese. Ma quella di sabato è stata una notte diversa dalle altre: deflagrante come può essere solo con una platea che coinvolge uno spettatore televisivo su due è esploso il conflitto tra volontà popolare e potere delle élite. Lo specchio di ciò che accade nelle diatribe e negli scambi di cortesie fra le varie fazioni politiche o, addirittura, fra gli alleati di chi governa il Paese? Senz’altro. Con la vittoria della canzone «Soldi» di Mahmood, un ragazzo italiano nato e cresciuto al Gratosoglio, Milano, che in molti vorrebbero straniero a casa sua, le polemiche infiammano i social network ma testimoniano la rivoluzione ormai in corso.
L’analisi finale con lo scorporo dei voti espressi dalle tre giurie, Televoto, D’Onore e Sala Stampa, ha sottolineato la differenza fra ciò che piace alla gente che non si occupa a tempo pieno di musica e coloro che per mestiere la ascoltano tutti i giorni. Sia la giuria della Sala Stampa che quella d’Onore hanno votato allo stesso modo con Mahmood al primo posto, Ultimo al secondo e il Volo al terzo. Ebbene, per il Televoto le posizioni erano esattamente ribaltate. Per i telespettatori Ultimo avrebbe vinto il Festival, i tre ragazzi de Il Volo sarebbero arrivati secondi e Mahmood al terzo.
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