Moody’s vede nero Ed è già iniziata la fuga dal governo

Augusto Minzolini

S abato scorso, nello splendido scenario della Basilica di San Giovanni in Laterano, a uno dei cardinali più estroversi della Chiesa italiana, che gli chiedeva lumi sul futuro del governo gialloverde, il ministro Giovanni Tria, reduce dall’ennesima baruffa, questa volta su Bankitalia, aveva risposto: «Così non si può più andare avanti!».

Fin qui lo stato d’animo dell’attuale responsabile dell’Economia. Quello che invece doveva essere il «ministro ombra» del dicastero, cioè Paolo Savona, deluso e amareggiato, alla fine ha mollato. Dieci giorni fa aveva spiegato ad un altro influente porporato: «Avevo l’ambizione di fare come Truman, un piano Marshall del Nord per il meridione, ma con questi non si riesce a combinare granché: per cui ho sempre la lettera di dimissioni in tasca. Pronta all’uso…». Alla fine non è stato necessario: per esorcizzare l’immagine dell’uomo simbolo del governo del «cambiamento» che manda tutti a quel paese sbattendo la porta, Savona è stato paracadutato alla Consob. Così il professore si è risparmiato il calvario che attende il governo: il meno davanti alle cifre del Pil; la maglia nera per essere l’unico Paese Ue in recessione; la sequenza primaverile delle agenzie internazionali (da Moody’s, a S&Poor’s a Fitch) in procinto di abbassare il rating italiano.

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