Regionali in Sardegna, Salvini cerca il bis dopo l’Abruzzo. Il centrosinistra spera in Zedda. I timori in casa M5S

Salvini e Di Maio avversari in Sardegna. Clima teso per la protesta dei pastori

dal nostro inviato EMANUELE LAURIA  

La sfida alla presidenza della Regione è tra sette candidati, nessuna donna. Quattro hanno rivendicazioni autonomiste e indipendentiste: Paolo Maninchedda, ex assessore della giunta Pigliaru per il Partito dei sardi; Andrea Murgia, funzionario della Commissione europea – ex Pd – che corre per Autodeterminatzione; Mauro Pili, ex presidente della Regione (Fi), deputato, in pista per Sardi liberi e Vindice Lecis, giornalista in pensione per Sinistra sarda. Ma la gara è soprattutto a tre, in ordine alfabetico: Francesco Desogus, candidato M5s, Christian Solinas per il centrodestra e Massimo Zedda per il centrosinistra.

COME SI VOTA

La prima volta dei grillini dopo il boom di un anno fa. Alle politiche dello scorso marzo in Sardegna per il Movimento è stato un exploit: 42 per cento di preferenze, la Lega al 10 per cento. Che sarà di questo tesoretto di preferenze? È la prima corsa alle regionali sarde per il partito: cinque anni fa il dietrofront imposto dallo staff nazionale per screzi interni. Il candidato è Francesco Desogus, 58 anni, laurea in Scienze agrarie a Sassari e dipendente della Città metropolitana di Cagliari. Attivista da sempre, stile sobrio, il suo nome è stato scelto dalle regionarie bis.

Le prime avevano impalmato lo scorso agosto Mario Puddu – già sindaco di Assemini, comune vicino Cagliari – esponente di punta. A suo carico – però – un processo per abuso d’ufficio per cui a ottobre è arrivata la condanna a un anno; da qui il ritiro forzato e i malumori di alcuni attivisti. Perché dalla nuova consultazione online è stato escluso il secondo arrivato: il professore di economia Luca Piras, ufficialmente per alcune irregolarità.

Il motto di Desogus è il Vero cambiamento: punta a cancellare i vitalizi per gli ex consiglieri regionali, alle energie rinnovabili ‘pulite’ e non al metano, alla continuità territoriale (aerea e marittima). È l’unica lista che ha dovuto raccogliere anche le firme nei territori. Il sostegno da Roma invece è stato tentennante: per Di Maio nessun appuntamento fissato fino all’ultimo, poi l’incontro in un hotel al posto del tradizionale comizio.

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di EMANUELE LAURIA

Solinas-Salvini e l’accordo Lega-Psd’Az. Il candidato per il centrodestra è Christian Solinas, 43 anni, piccolo imprenditore e neo dottore in Giurisprudenza (si è laureato a Sassari lo scorso dicembre). Nel cv non appare invece un altro titolo, non riconosciuto dal ministero per la Pubblica istruzione: una laurea conseguita negli Usa nel 2006 presso il Leibniz business institute del New Mexico. È stato eletto a marzo 2018 senatore nel collegio Lombardia 4 – grazie all’accordo con la Lega – e da novembre è vicepresidente della Commissione antimafia. Ha una lunga esperienza: prima consigliere regionale, poi assessore ai Trasporti nella giunta di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci. Suo il progetto Flotta Sarda contro il “monopolio dei mari” varata nel 2011 con l’intento di abbassare i prezzi dei traghetti. Poi bloccato nel 2014 dopo la bocciatura della Commissione europea per aiuti di Stato, seguirà il fallimento della compagnia Saremar a cui era collegata. Sono di centrodestra cinque su otto dei candidati “impresentabili” secondo la commissione parlamentare antimafia (due sono del Pd, uno è autonomista): tra loro Giovanni Satta (lista Solinas presidente), a processo tra l’altro per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Politica

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Per Solinas (scelto con qualche mal di pancia di Forza Italia) ci sono undici liste: anche Fratelli d’Italia, Udc, Forza Paris oltre alle civiche. Psd’Az e Lega (nell’Isola guidata da un commissario lombardo) corrono separati ma puntano allo stesso obiettivo: conquistare la presidenza, sbaragliare il M5s, anche se la sfida diretta è con il centrosinistra). Salvini ha dato tutto il suo appoggio personale: dal volto nei camion vela ai comizi in solitaria, da protagonista. Nonché ha tentato di risolvere in prima persona la vertenza del latte. Solinas, invece, sfugge alle interviste ed è spesso assente dai dibattiti tv: per i detrattori interni, sardisti, potrebbe diventare un semplice emissario. Del tutto oscurato, in campagna elettorale, dal vicepremier leghista. Nel programma – con lo slogan Prima i sardi – lo smantellamento della riforma sanitaria (Azienda unica e riorganizzazione della rete ospedaliera), meno tasse, più infrastrutture nonché una nuova legge urbanistica (rimasta incompiuta nella legislatura uscente).

Volto noto nel panorama del centrosinistra, già sindaco del capoluogo al secondo mandato, Massimo Zedda è l’avversario dello schieramento opposto. Maturità classica conseguita a Cagliari nel cv, è coetaneo di Solinas e anche lui veterano della politica. Ex Sinistra ecologia e libertà – uno dei sindaci arancioni  – è sostenuto da otto liste (dal Pd ai comunisti, Leu e Campo progressista Sardegna, oltre alle civiche). Il suo motto è Tutt’un’altra storia sulla falsariga dei precedenti che l’hanno portato ad amministrare – da giovane che ha sconfitto i notabili Pd alle primarie – la città.

Reduce da un’alleanza a livello comunale con i sardisti, poi smontata dopo l’accordo con la Lega (via l’assessore di riferimento e consiglieri resistenti espulsi dal Psd’Az) cerca di riunire il fronte del centrosinistra con il supporto di una parte sindaci. L’idea è quella di applicare all’Isola il metodo di governo cagliaritano: punta alla riforma dell’amministrazione regione (considerata vecchia), ai trasporti interni, all’energia rinnovabile al posto del carbone e ad avere una nuova la legge urbanistica (rimasta sulla carta negli ultimi mesi). E cerca anche di segnare il passo rispetto ai predecessori di centrosinistra: quelli della ”giunta dei professorì guidata da Francesco Pigliaru. Punto dolente – condiviso con gli avversari – è la riforma sanitaria e volano strali, proprio in campagna elettorale, contro l’assessore Luigi Arru che l’ha firmata. Anche se lo stesso nome è candidato nella lista Pd a suo sostegno.

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