Venezuela, Maduro rompe le relazioni con la Colombia. Guaidò: “Sul tavolo tutte le opzioni possibili”
La frontiera più calda è quella con la Colombia. Lì Juan Guaidò si è presentato assieme al presidente di Bogotà Ivan Duque, annunciando l’inizio dell’operazione “pacifica, multilaterale e umanitaria” per fare entrare in Venezuela i camion con cibo e medicine inviate dalla comunità internazionale. Immediata la replica di Maduro che ha deciso di interrompere le relazioni con la Colombia, ordinando ai diplomatici di lasciare il Paese. Poi si è rivolto a una folla di suoi sostenitori, accorsi nella capitale con la camicia rossa chavista. “Cosa pensate delle minacce di Donald Trump? Ci sta mandando cibo avariato, grazie! Trump, togli le tue mani dal Venezuela. Yankee go home. Sono più Maduro che mai, pronto a continuare a governare adesso e per molti anni ancora”. Dall’altro lato della città, invece, un corteo filo-Guidò ha marciato indossando la bandiera nazionale: si è fermato a lungo davanti a una caserma, invitando i militari a unirsi alla protesta.
Anche Guidò ha chiesto alle forze armate di
schierarsi con lui: “Chi non sta a fianco del popolo e impedisce
l’ingresso degli aiuti è un disertore che tradisce il nostro popolo. Chi
ci accompagna a salvare la vita dei venezuelani è un vero patriota”, ha
detto. E si cominciano a registrare le prime defezioni significative.
Almeno 60 soldati e poliziotti sono passate dalla sua parte.
Condividi
Tra loro il maggiore Hugo Parra Martinez che ha riconosciuto Guaidò come “presidente” dicendosi pronto a “combattere con il popolo venezuelano in ogni fase”. Un video mostra una pattuglia della Guardia Nazionale che abbandona la jeep e scavalcare le recinzioni, fuggendo in Colombia: immagini che ricordano i vopos tedesco orientali mentre saltano il Muro di Berlino. Guaidò, che lunedì incontrerà il vicepresidente Pence, ha anche confermato che sono sul tavolo “tutte le opzioni possibili per cacciare Maduro”
Nelle due cittadine di San Antonio e Urena
la gente è scesa in piazza cercando di smantellare i blocchi che
impedivano l’arrivo dei camion di rifornimenti partiti dalla Colombia.
“Hanno cominciato a spararci a distanza ravvicinata, come se fossimo
criminali”, ha detto Vladimir Gomez, un negoziante di 27 anni con la
maglietta insanguinata. “Non c’era modo di evitare i proiettili di gomma
e mi hanno colpito in faccia. Ma dobbiamo lottare”. Al suo fianco
Sabeida Monsalve: “Sono un muratore e combatto per la mia famiglia, i
miei figli e i miei genitori, cercando di resistere ai gas lacrimogeni e
ai raid dei soldati in motocicletta”.
Condividi
I tentativi delle colonne di aiuti umanitari sono falliti in tarda serata. I primi tre camion che hanno attraversato il ponte Bolivar, il collegamento tra Colombia e Venezuela, sono stati incendiati dalla polizia. A quel punto è stato ordinato ai convogli di tornare indietro. Ma il confronto si è esteso al mare. La flotta venezuelana si è mossa, sbarrando venerdì notte la rotta a una nave salpata da Porto Rico e minacciando l’uso dei cannoni. Non è escluso che la Guardia Costiera americana possa intervenire per proteggere il mercantile in acque internazionali.
A testimoniare il livello della crisi, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha cancellato il viaggio in Asia in preparazione del summit con la Corea del Nord per concentrarsi sugli sviluppi della situazione. E il vicepresidente Mike Pence ha lanciato un messaggio su Twitter: “A Juan Guaidò e a tutto il popolo del Venezuale che si rubella per la libertà e gli aiuti umanitari: Estamos con ustedes, we are with you”.
REP.IT
Pages: 1 2