Verona, la rivolta dell’università contro il raduno delle famiglie
davide lessi
«Siamo ricercatrici, ricercatori e docenti dell’Università di Verona. Siamo persone diverse per età, genere, origine, convinzioni politiche e fede religiosa». Inizia così il lungo appello firmato da oltre 500 accademici dell’ateneo scaligero contro il Congresso delle famiglie. Un documento che alimenta un nuovo scontro sulla tre giorni organizzata da sigle pro-life, anti-Lgbt e associazioni cattoliche oltranziste. L’appuntamento è a Verona dal 29 al 31 marzo e vedrà la partecipazione, tra gli altri, del vicepremier Matteo Salvini e del ministro Lorenzo Fontana.
Il ministro Bussetti: “Io vado”
Nella loro «presa di posizione critica» docenti e ricercatori accusano alcuni relatori del summit di presentare «opinioni e convinzioni etiche e religiose» – come la «patologizzazione dell’omosessualità» e «l’idea che la possibilità di abortire sia la causa del declino demografico» -, alla stregua di «dati scientifici». Un j’accuse condiviso anche dal rettore dell’università Nicola Sartor. «Alcune delle posizioni che saranno discusse sono prive di fondamento e non validate dalla comunità scientifica internazionale», dice. E aggiunge: «Per questo ho negato l’uso degli spazi universitari per ospitare l’evento».
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