Cina, l’ex sottosegretario Giacomelli: “Ecco come Pechino già nel 2016 puntava a intesa su 5G e telecomunicazioni”

Fondazione Italia-Cina: “L’Italia al centro della Via della Seta, da protagonista”

di ROSARIA AMATO

Dunque, il progetto di espansione, le mire sulla rete italiana ha una lunga storia e la polemica sul memorandum che Xi Jinping firmerà durante la visita a Roma che comincia giovedì è solo la parte finale del filo. I cinesi ci provano da almeno due anni e mezzo. Giacomelli va in visita in Cina nel settembre del 2015. Con lui ci sono i produttori televisivi rappresentati da Marco Follini, la responsabile di Raifiction Tinny Andreatta, per l’Anica il produttore Andrea Occhipinti.

Esteri

Cina: “Dibattito in Italia inevitabile. Nostre aziende continueranno a lavorare sul 5G”

dal nostro corrispondente FILIPPO SANTELLI

Il governo cinese ha un interesse principale, una vera fissazione (al di là delle tentazioni sul web): far conoscere i propri siti Unesco. Solo l’Italia con 53 siti supera il paese asiatico che ne ha 52, molti dei quali sconosciuti o difficilmente raggiungibili. Pechino quindi vorrebbe creare una sinergia per produrre documentari che valorizzino i propri gioielli. Ma quando Giacomelli si ritrova nella sede della Huawei la musica cambia. L’obiettivo è evidente: il 5G che sta per essere messo a gara in Italia. La possibilità di un nuovo mercato da conquistare. Un piede, e che piede, nelle tlc italiane. Il sottosegretario, con il suo collega cinese, mette le mani avanti. Apprezza il progresso tecnologico dell’azienda, ma precisa: “Su questi aspetti è decisiva la condivisione dell’idea di società, delle libertà personali, dei diritti di riservatezza”. Una bella frenata. Eppoi c’è la geopolitica.

Insomma, il governo di allora risponde picche. E rimane fedele all’alleanza atlantica, la questione che si sta riproponendo in queste ore. Fa una scelta di campo molto netta. “Con gli Stati uniti – ricorda infatti Giacomelli – abbiamo subito distinto i due piani: collaborazione e non penetrazione. Abbiamo lavorato con l’amministrazione Obama, con la camera di commercio italo-americana e con le OTT come Google. Io sono sempre stato per un controllo pubblico delle reti, sono strutture strategiche e non vanno appaltate a nessuno”. Agli Usa si chiedono allora investimenti ma niente controllo. Ma l’aspetto commerciale conta fino a un certo punto: si prende soprattutto la decisione politica di non “tradire” l’alleato storico dell’Italia. Il memorandum che si firmerà venerdì esclude le tlc e su di esso Giuseppe Conte ha dato ampie rassicurazioni. Ma i cinesi, come si capisce dalla vicenda Giacomelli, stanno in agguato.

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