M5S, la carica degli onorevoli nessuno: umiliati, vessati e campioni di gaffe
di Mauro Munafò e Susanna Turco
Quelli – sempre più numerosi – che sanno che non torneranno: i sei della Basilicata, i quindici della Sardegna, gli undici dell’Abruzzo e gli altri eletti nelle regioni dove i consensi in meno di un anno si sono più che dimezzati (in media dal 40 al 20 per cento) e che fanno da memento a tutti gli altri fanti pentastellati. A partire dal Piemonte, dove si vota in maggio. Quanto durerà?
Dovevano essere i giacobini, invece sono gli spettri, i fantasmi, le anime morte. Sono, letteralmente, la maggioranza silenziosa e indistinta: una nuova «palude» – si chiamava così il gruppo più moderato e più numeroso, anche al tempo della rivoluzione francese. Trainati da Salvini e dalla sua volontà di potenza, messi sotto tiro dal Pd, i 327 parlamentari grillini hanno invaso Montecitorio e Palazzo Madama un anno fa, il 23 marzo 2018, prima seduta delle Camere dopo il voto trionfale del 4 marzo. Oggi rappresentano la quintessenza di questa legislatura recitata a soggetto. Il correlato collettivo del premier Conte (chi era costui?). Sono quelli che, avvicinandosi il vaticinato crollo delle Europee, finalmente entrano al ristorante di Montecitorio, ormai aggirati i divieti di un tempo: dopo il decreto sicurezza, vale tutto. Quelli che vagolano per la buvette del Senato addentando una crostata, nel giorno in cui, appena votato per il salvataggio di Matteo Salvini dal processo sulla Diciotti, si sono ritrovati in manette il loro presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito.
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