Shakeaspeare in Brexit. Intervista allo scrittore Jonathan Coe

By Stefano Baldolini

“La Brexit come un dramma shakespeariano”, che produce “disagio” e disturbi sociali come “ansia e difficoltà del sonno”, in cui “Theresa May e Jeremy Corbyn sono i principali attori tragici, ma incapaci di cambiare. È difficile immaginare due leader politici più inadeguati di loro a gestire la crisi attuale”.

Parole (toste) di Jonathan Coe, protagonista della 12ª edizione di “Incroci di civiltà”, il festival internazionale di letteratura organizzato dall’Università Ca’ Foscari a Venezia, il cui romanzo più recente, Middle England (Feltrinelli), affronta la parabola che ha portato l’Inghilterra alla Brexit.

Brexit come “conseguenza della polarizzazione” del discorso pubblico del Paese, e del populismo, -continua Coe – che non crede più in un “populismo buono”, in un periodo in cui “i media e i politici sono ipnotizzati dal concetto di “volere del popolo”.

Che significa convivere con un’interminabile trattativa sulla Brexit? Cosa prova lei personalmente?

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