La recessione entra nelle buste paga: “Fermi i bonus, stipendi al palo. Soffre anche il Nord”
MILANO – Una produttività al palo
da ormai troppi anni ha gettato le buste paga degli italiani in una
palude. La recessione che ha caratterizzato la seconda parte del 2018 si
è riverberata anche sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, con
alcuni campanelli d’allarme che riguardano la parte variabile e il
rallentamento del Nord produttivo. I dati dell’Osservatorio Jobpricing (Salary Outlook 2019), che si riferiscono ai dipendenti del settore privato, sono in linea con quel che ci hanno detto altre istituzioni come Ocse ed Istat.
L’anno scorso, la retribuzione lorda annua (RAL) dei lavoratori si è
attestata in media a 29.278 euro, la metà di quella del Lussemburgo che
guarda tutti dall’alto ma anche il 25% sotto quella della Francia, Paese
che ci precede.
Nell’analisi degli esperti del mercato delle retribuzioni, realizzata in collaborazione con Spring Professional, spicca il -0,3 per cento registrato nel raffronto con il 2018: un segno “meno” che colpisce tutti gli inquadramenti, con l’eccezione dei quadri che hanno visto salire le buste paga dello 0,2 per cento. Ma è anche un altro segnale a destare preoccupazione. Oltre alla RAL, anche la cosiddetta RGA (Retribuzione globale annua) risulta infatti in calo: -0,6 per cento, la prima volta in cinque anni. La Rga comprende, oltre alla parte fissa dello stipendio, anche gli “elementi variabili” della retribuzione. Proprio la loro diffusione, e l’incremento dei relativi importi (per tutte le categorie contrattuali), avevano negli ultimi tempi rappresentato un appiglio per i bilanci delle famiglie, tanto che nel quinquennio la Rga resta positiva con un +5,6%.
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