L’Unione europea ferma l’orologio della Brexit: divorzio rinviato al 31 ottobre
A far discutere i leader europei anche le condizioni da imporre ai britannici, soprattutto per quanto riguarda il ruolo di Londra nei negoziati e nelle votazioni sul prossimo bilancio europeo. Il messaggio mandato a Theresa May è chiaro: «Il Regno Unito – chiedono i Ventisette – si dovrà astenere da qualsiasi misura che possa mettere a repentaglio la realizzazione degli obiettivi dell’Unione». Tradotto: Londra non dovrà usare il suo veto per bloccare il processo decisionale dell’Europa. Su questo punto è stato Macron a chiedere un linguaggio più duro, anche se molti colleghi lo hanno avvertito dei rischi giuridici: «Secondo i trattati – ha replicato la lituana Dalia Grybauskaite – tutti gli Stati, finché rimangono membri, sono uguali e devono essere trattati in modo rispettoso». Alla fine l’ostacolo è stato parzialmente aggirato stabilendo una proroga più corta rispetto a quanto ipotizzato prima del vertice (si parlava di dicembre 2019).
Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha però portato al summit straordinario le sue preoccupazioni per gli effetti sull’Eurocamera in caso di partecipazione al voto dei britannici. Anche perché, se eletti, avranno tutti i diritti degli altri deputati e quindi potranno incidere sulle decisioni prese a Strasburgo. «Il Parlamento – ha sottolineato – non deve essere preso in giro, non è un Grand Hotel»
LA STAMPA
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