Arrestato Arata, il consigliere di Salvini per l’energia. In cella anche Nicastri, “re” dell’eolico
Intanto, alla procura di Roma, prosegue l’altro filone dell’inchiesta, che vede indagati Arata e l’ex sottosegretario leghista Armando Siri, per una mazzetta da 30 mila euro, il prezzo di un emendamento che alla fine del 2018 avrebbe dovuto aprire nuovi finanziamenti per gli affari sull’eolico con Vito Nicastri. Di quella mazzetta Arata parlò al figlio Francesco e al figlio del “re” dell’eolico nel settembre scorso. E il fascicolo è passato per competenza territoriale nella Capitale: dopo la notizia dell’inchiesta, il presidente del Consiglio Conte ha dimissionato Siri, che non intendeva farsi da parte. Arata e Siri avevano rapporti strettissimi: nel giugno scorso, era stato proprio Arata (ex deputato di Forza Italia passato alla Lega) a sponsorizzare la nomina del sottosegreario. |
Le intercettazioni
Sono le parole di Francesco Paolo Arata, intercettate dalla Dia di Trapani, ad avere aperto uno scenario di affari e complicità.
“Io sono socio di Nicastri al 50 cento – diceva lui stesso a un amico
avvocato – nella sostanza abbiamo un accordo societario, di
co-partecipazione”. In un’altra intercettazione, con il figlio
dell’imprenditore ai domiciliari per concorso esterno in associazione
mafiosa, raccontava: “Nel 2015, ho dato 300 mila euro a tuo papà”. E,
intanto, si vantava pure di aver sborsato diverse mazzette.
“Questi qua sono stati tutti pagati”, diceva con orgoglio al figlio
Francesco mentre stava per entrare negli uffici dell’assesorato
regionale all’Energia, a Palermo. Francesco Paolo Arata, l’ex professore
di ecologia reclutato due anni fa da Salvini per stilare il programma
della Lega, era davvero un gran dispensatore di mazzette. “Quanto gli
abbiamo dato a Tinnarelli?”, sussurrava a proposito del
dirigente che si occupava delle autorizzazioni per i parchi eolici,
Alberto Tinnirello. “Quello è un corrotto”, diceva di un altro
funzionario, Giacomo Causarano. “Un amico, una persona a noi vicina”.
A scorrere le ultime intercettazioni dell’inchiesta, emerge tutto
l’orgoglio del tangentista che riesce a sbloccare quelli che lui chiama
ostacoli, e invece sono le regole. Emerge anche una grave
consapevolezza: Arata sapeva di fare affari in Sicilia con personaggi “a
rischio”. Per le loro frequentazioni mafiose. Da una parte, Vito
Nicastri; dall’altra, Francesco Isca, imprenditore oggi indagato per
associazione mafiosa.
Le relazioni
E poi ci sono i rapporti con la politica. “Dalle attività di indagine — ricostruisce la procura — è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’assessorato all’Energia, tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri”. Dunque, l’ambasciatore di Vito Nicastri era riuscito a parlare con il presidente dell’Ars e con il fratello di Marcello Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Probabilmente, contatti che arrivano ad Arata dalla sua partecipazione in Forza Italia dopo l’elezione alla Camera nella circoscrizione della Toscana.
Ma le relazioni di Arata vanno molto oltre: incontra anche Calogero Mannino. Gli serve per arrivare ai vertici dell’assessorato al Territorio. Scrivono ancora il procuratore aggiunto Guido e il sostituto De Leo: “Quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilità del progetto alla “Via”, valutazione di impatto ambientale), Arata è riuscito a interloquire direttamente con l’assessore Cordaro e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”.
REP.IT
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