Salvini-Di Maio, avanti senza un vero perché
Non si è trattato di un pranzo con tanto di cerimoniale ad esaudire qualsiasi desiderio dei commensali. Ma di un confronto dopo che per giorni si sono puntellati e inviati mezze frecciatine, e non solo, che avevano il sapore di una lite in corso. Di certo, però, quando da poco scoccano le 13, si ritrovano uno di fronte all’altro, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Un’ora di colloquio, diffondono gli spin dei due dioscuri, in cui avrebbero fatto il punto della situazione politica alla luce degli avvenimenti dell’ultima settimana. Scontato.
Filtra poco, pochissimo. L’obiettivo è veicolare il minimo indispensabile per non alimentare una distanza che di fatto si scorge plasticamente. Perché è vero che la finestra elettorale si sta per chiudere. Ma è altresì vero che i tormenti rimangono, i malumori persistono e la sensazione è che il prosieguo della liason sia più una navigazione a vista. Sembra, per dire, più un vertice per zittire i cronisti che per sciogliere i nodi che restano tutti sul tavolo.
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