L’esercitazione tra alpini e soldati dell’Oman

Marco Petrelli
26 luglio 2019

È ormai l’imbrunire quando la colonna si assiepa di fronte alla carraia della caserma “Pasquali” de L’Aquila, seguiti poco dopo da un VM90 e da un Defender. Sono gli alpini del 9° Reggimento della Brigata Taurinense e i loro colleghi del Royal Army of Oman, nell’inconfondibile DPM desertica a tinta rossa e con il fucile d’assalto Steyr al braccio.

Destinazione: una quota appena fuori dal capoluogo abruzzese; tempo stimato di arrivo, intorno alla mezzanotte. Non è un caso che i fanti omaniti siano a L’Aquila. Roma e Muscat, infatti, sono legate da un accordo bilaterale (firmato nel 2004) che comprende anche l’ambito difesa. E quella in corso è Sun Mountain, seconda “edizione” di una esercitazione congiunta che quest’anno vede i militari arabi impegnati nel “vertical warfare”.

E di verticale i tratturi abruzzesi hanno molto, specie quando la temperatura sfiora i 30 gradi anche di notte e si hanno addosso zaino, gibernaggio, arma individuale e di squadra. Il “film” di Sun Mountain è accattivante: un hub ostile penetra il territorio aquilano col tentativo di destabilizzarlo. E i team italo-omaniti avranno il compito di strappare terreno all’avversario e di neutralizzarlo.

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