La Lega attacca i 5S: “Non volete la Tav? Allora dimettetevi”. I grillini: fate i bulli

Salvini ha perso la pazienza e manda in campo i capigruppo del Carroccio Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. «Se per i 5 Stelle la Torino-Lione è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Macron e al partito del cemento, che ci stanno a fare in un governo che la realizzerà? Se vogliono possono dimettersi, nessuno li obbliga». I 5 Stelle non ci stanno a subire il «bullismo» di Salvini che si coprirebbe «dietro ai numeri di Pd e Berlusconi». «Se ogni forza politica votasse per sè – dicono in una nota – passerebbe la mozione M5S. Solo votando insieme Lega e Pd o Lega e Forza Italia passerebbe la loro mozione. Lo dicano ai cittadini, dicano che dopo il famoso patto della crostata ora se n’è siglato un altro di patto, quello del cemento per regalare 2 miliardi di euro delle tasse degli italiani alla Francia di Macron».

Una risposta durissima alla quale si aggiunge il sospetto dei grillini che Salvini stia alzando un polverone per prepararsi a dire tre no: al salario minimo, al provvedimento sull’acqua pubblica ancora fermo alla Camera e al «salva-mare» del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Poi una spruzzata di veleno: fonti M5S sostengono i leghisti hanno chiesto di limitare il campo d’azione della Commissione d’indagine sul finanziamento ai partito alle ultime due legislature, evitando così di ficcare il naso sui 49 milioni «scomparsi» dalle casse del Carroccio e su cui sta indagando anche la magistratura.

Salvini è costretto a tirare dritto: «Se non gli va bene, siano loro a lasciare il governo. Se sono divisi sul decreto sicurezza, noi lo approviamo lo stesso». Può contare sul soccorso di Fratelli d’Italia e di buona parte di Forza Italia. «La mozione contro la Tav i grillini se la votino da soli. Se hanno il coraggio», spiegano dalle parti del Carroccio, salgano al Quirinale e dicano al presidente Mattarella che è tutto finito: «Non saremo certo noi a farlo». Oppure si dimetta solo il ministro Danilo Toninelli che «si è reso ridicolo» non firmando la lettera diretta a Bruxelles con cui l’Italia ha detto sì alla Tav. Sulla Torino-Lione si va avanti, come ha detto il premier Giuseppe Conte e grazie a quella clausola di salvaguardia che ha consentito la pubblicazione dei bandi e l’avvio delle procedure di gara. Guarda caso i leghisti ricordano la clausola proposta da Armando Siri di cui M5S avevano chiesto e ottenuto la testa del sottosegretario alla Infrastrutture.

LA STAMPA

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