I magistrati sì, i poliziotti no. ​Ecco la follia sul porto d’armi

Giuseppe De Lorenzo

La legge c’è ed è un “Regio decreto”. Risale al 1940, se si escludono le modifiche fatte nel tempo, quando al governo c’era ancora Benito Mussolini e Vittorio Emanuele III poteva fregiarsi dei titoli di Re D’Italia, d’Albania e imperatore d’Etiopia.

All’articolo 73 del regolamento di esecuzione del Testo unico sulla pubblica sicurezza è scritto chiaro e tondo: ai magistrati è concesso portare la pistola senza licenza, ai poliziotti no. Se non quella d’ordinanza.

Dopo l’omicidio di Mario Rega Cerciello, il carabiniere ammazzato a Roma da un giovane americano, si è riaperto il dibattito sulle armi date in dotazione alle forze di polizia. Il militare è infatti andato disarmato all’appuntamento con la morte. Come rivelato in esclusiva dal Giornale.it, molti carabinieri e agenti che operano in borghese decidono di lasciare nell’armadietto la pistola d’ordinanza perché “troppo grande e pesante”. La 9 millimetri parabellum è “un’ottima arma”, ma “difficilmente occultabile” quando in estate si gira con abiti leggeri. Il rischio è di essere “sgamati” rapidamente, per cui in determinate operazioni si preferisce presentarsi senza la Beretta 92 FS.

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