Agguato a Roma: ucciso ‘Diabolik’, noto ultras della Lazio. È stato colpito alla testa
Diabolik è stato
centrato da un proiettile esploso alle spalle e che lo ha colpito alla
testa trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro. Il killer che
ha sparato a Fabrizio Piscitelli era a piedi e vestito da runner per
confondersi tra i tanti che fanno jogging al Parco Acquedotti E’ quanto
emerge dalla prima ricostruzione dell’omicidio in base alle prime
testimonianze raccolte dalla polizia. Fabrizio Piscitelli era seduto su
una panchina quando è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa.
Il corpo del 53enne, colpito nel parco degli Acquedotti a Roma, è ancora
riverso accanto alla panchina. Il killer, che secondo testimoni
indossava una tuta da jogging, si è avvicinato alle sue spalle. Ancora
da chiarire se l’aggressore fosse a volto coperto. Per gli inquirenti
‘Diabolik’ probabilmente aveva appuntamento con qualcuno. “Bastardi, che
gli avete fatto? Papà
mio… Alle spalle. No”. A urlarlo, tra le
lacrime la figlia di Fabrizio Piscitelli, l’ultras della Lazio ucciso.
La ragazza è arrivata in tarda serata al Parco degli Acquedotti dove
l’uomo è stato ucciso con un colpo di pistola.
VIDEO – Il luogo dell’uccisione di “Diabolik”
Era uno dei volti più noti della Curva Nord, quella degli ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik. Cinquantatre anni spesi a tifare per i colori biancocelesti, nel corso dei quali il suo nome era stato più volte al centro di vicende giudiziarie legate al tifo per la Lazio ma anche ad indagini sul traffico internazionale di stupefacenti. Piscitelli viene menzionato anche nelle carte dell’inchiesta Mafia Capitale.
A gennaio 2015 Piscitelli era stato condannato, assieme ad altri 3 capi ultrà, a 3 anni e 6 mesi nell’ambito processo di primo grado per il tentativo di scalata alla Lazio che nel 2006 aveva coinvolto anche l’ex bomber icona del primo scudetto biancoceleste, Giorgio Chinaglia. Secondo la ricostruzione dei pm Rocco Fava, Vittoria Bonfanti ed Elisabetta Ceniccola, gli imputati avrebbero compiuto una “campagna” intimidatoria e di pressioni sul presidente del club Claudio Lotito finalizzata a fargli cedere il club ad un gruppo farmaceutico ungherese che sarebbe stato interessato all’acquisto e di cui Chinaglia sarebbe stato il portavoce. Nel 2016 invece Piscitelli aveva subito il sequestro di oltre 2 milioni di euro, compresa anche una villa a Grottaferrata (provvedimento poi annullato dalla Cassazione) dopo le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia che lo vedevano coinvolto in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Spagna.
Secondo gli inquirenti che indagavano all’epoca sulla vicenda, Piscitelli era ritenuto un soggetto “pericoloso” da oltre 25 anni, “vissuto costantemente all’insegna della prepotenza e della sopraffazione sul prossimo, indifferente ai numerosi provvedimenti di polizia adottati nei suoi confronti” e si sarebbe “dedicato al crimine organizzato finanziando numerose importazioni di sostanze stupefacenti”.
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