Di Maio vuole l’intesa, ma è rivolta nel M5S: “Dobbiamo rompere”

federico capurso

ROMA. Chissà, forse Di Maio per un momento se l’è anche immaginata la scena del suo discorso davanti a deputati e senatori M5S, raccolti in assemblea nel momento più fragile della vita di questo governo. Li vede annuire, appuntarsi qualche parola, ogni tanto un applauso. Ma poi – a guardar bene – hanno tutti uno smartphone nascosto tra le mani, le cuffiette nelle orecchie e lo sguardo impigliato nello schermo dove passano le immagini di Matteo Salvini in diretta Facebook. Sarebbe potuto succedere. I due vicepremier dovevano parlare in contemporanea, ieri sera, alle 21: Di Maio in Senato alle truppe grilline, Salvini dal palco di Sabaudia per il suo tour estivo. Ma verso le 22 in casa Cinque stelle si decide di rinviare la riunione i parlamentari. Di Maio, d’altronde, è ancora a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte, impegnato a discutere del destino dell’esecutivo. Eppure, anche in questa scelta, resta nitida l’immagine di un intero partito appeso al volere dell’alleato leghista. E al tempo stesso stremato, insofferente, frustrato da questa alleanza. Tanto che persino i desideri dei colonnelli pentastellati, a fine giornata, hanno il sapore del rimorso: «Potremmo rompere ora, ma sarebbe stato meglio farlo prima. Forse dovevamo aprire al Pd. Magari, tornare a votare». Qualunque cosa, insomma, purché si sciolga l’abbraccio mortale con Salvini.

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