Conte si dimette e attacca Salvini: “Irresponsabile” | Mercoledì iniziano le consultazioni


Al Senato lo scontro Conte-Salvini – E’ al Senato dunque che si consuma lo scontro tra i due prima delle dimissioni di martedì sera. “L’azione del governo si arresta qui”. E’ quasi a metà del suo intervento nell’aula di Palazzo Madama che Conte mette la parola fine al governo giallo-verde. Un intervento in cui il premier dimissionario difende quanto fatto (“Abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno”), ma soprattutto ne approfitta per lanciare un duro affondo contro Matteo Salvini.

Attacco a Salvini: “Aperta una crisi per interessi personali” – Conte non usa giri di parole nel bollare Salvini come “irresponsabile” per aver aperto una crisi solo per “interessi personali e di partito”. Un crescendo di accuse che arriva dopo mesi passati a dosare e mediare ogni parola. Ripercorre i mesi del governo elencando tutti i problemi creati dal leader della Lega, ultimo appunto la decisione di aprire una crisi con il rischio, ricorda Conte, che senza un nuovo esecutivo il Paese andrà in esercizio provvisorio e ci sarà l’aumento dell’Iva: “I comportamenti del ministro dell’Interno rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale”. “Hai macchiato 14 mesi di attività mettendo in dubbio anche quanto fatto dai tuoi ministri”. A un certo punto, il premier dimissionario arriva a definirsi “preoccupato” da chi “invoca piazze e pieni poteri”. L’affondo non si ferma solo alla decisione di mettere fine all’esperienza giallo-verde ma tocca anche dossier delicati come il Russiagate. Conte gli imputa di non essere andato in Aula e di aver creato problemi allo stesso presidente del Consiglio.

“Non sono qui a vivacchiare” – Conte rivendica la sua coerenza e rievoca anche quando, a giugno, in audizione al Senato, aveva spiegato che lui “non ci stava a vivacchiare”, che Lega e Cinque Stelle dovevano smettere di litigare, di insultarsi e che dovevano mettersi d’accordo: o trovavano una intesa seria e decidevano che il governo sarebbe andato avanti senza esitazioni, o lui “ne avrebbe tratto le conseguenze”.

“L’uso del rosario” – Conte non risparmia a Salvini niente, neanche l’ostentazione dei simboli religiosi, cosa che non gli aveva “mai detto nei colloqui privati”. Ma “chi ha compiti di responsabilità – ammonisce – dovrebbe evitare di accostare accanto agli slogan politici i simboli religiosi”. Un affondo a cui Salvini ha reagito tirando fuori il rosario e baciandolo.

Salvini: “Rifarei tutto quello che ho fatto” – Tocca poi a Salvini che lascia gli scranni del governo per prendere posto in quelli della Lega per lanciare il suo affondo: “Per gli insulti bastava Saviano”. “Rifarei tutto quello che ho fatto”, premette spiegando che se l’esperienza di governo si è interrotta è a causa “dei signor No che da mesi in consiglio dei ministri ed in Parlamento bloccavano tutto. E poi – ricorda – due settimane fa la forza di maggioranza ha votato la sfiducia sulla Tav quindi di cosa stiamo parlando”. Il leader della Lega chiede con insistenza il ritorno alle urne, fa ironicamente gli auguri ai pentastellati in caso di governo con il Pd: “Buon lavoro con il partito di Bibbiano” ma poi tende di nuovo la mano agli ormai ex alleati: “Se volete fare una Manovra coraggiosa, tagliare i parlamentari e completare le riforme noi ci siamo”.

Salvini: “Resterò fino alla fine al Viminale per difendere i confini – “Resterò al Viminale fino a quando mi sarà possibile, per difendere fino alla fine i confini e la sovranità del Paese”, assicura il ministro dell’Interno dopo il dibattito sulla crisi di governo al Senato. “Noi abbiamo rilanciato, Di Maio voleva il voto sul taglio del numero dei parlamentari. Gli abbiamo detto ‘ok, votiamolo poi elezioni’, ma se poi Conte si dimette prima vuol dire che l’interesse era un altro. L’Aula ha capito che c’era avversione della sinistra e di parte del M5s contro Salvini. Faranno un governo ‘contro’? Io propongo un governo ‘per'”. Salvini ribadisce quindi di voler realizzare una Manovra che tagli le tasse, oltre alla sterilizzazione dell’aumento dell’iva e che votare in autunno “non sarebbe un problema. Altri Paesi europei lo fanno”.

Ipotesi di un governo Pd-M5s – E’ l’ipotesi di un governo Dem Cinque-Stelle a tenere banco, un’ipotesi invocata senza giri di parole dall’ex segretario del Pd, Matteo Renzi: “Non sarebbe un colpo di Stato, serve un nuovo esecutivo per evitare l’aumento dell’Iva”. Più cauto il leader Dem Nicola Zingaretti che dice di “apprezzare” le parole di Conte ma chiede che il capo del governo riconosca gli errori perché solo così si può parlare di una nuova fase politica. Con le dimissioni di Conte, le redini della crisi passano dunque nelle mani del presidente della Repubblica che avvierà le consultazioni per verificare la possibilità di un nuovo governo prima di sciogliere le Camere.

TGCOM


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