Governo, Di Maio non sarà vicepremier. Appello di Conte a M5s e Pd: “Occasione per cambiare l’Italia”

“Durante le consultazioni ho registrato consonanza tra Pd, M5s e altre forze di sinistra sugli obiettivi da raggiungere”, dice intanto Conte. Il presidente incaricato spiega: “Ho accettato con riserva l’incarico conferitomi dal presidente della Repubblica per valutare meglio se davvero vi sono le premesse e la piena convinzione di dar vita a un progetto politico serio, sostenibile, che possa essere utile per il Paese”. Conte è però ottimista e dice: “Non servono super eroi, serve un governo forte e stabile di cui io sarò il primo responsabile, sto lavorando per essere affiancato da una “squadra di governo autorevole ed efficiente”.

Il presidente incaricato si rivolge anche agli elettori grillini che domani voteranno sulla piattaforma Rousseau. “Non mi sfuggono le ragioni di perplessità. Ricordo – dice però  –  che il M5s ha detto in modo molto chiaro prima delle elezioni che se non avesse avuto la maggioranza  avrebbe realizzato il programma con le forze disponibili a farlo. A voi dico di non tenere nel cassetto queste idee e questi sogni: tirateli fuori, oggi più che mai ne abbiamo bisogno”.

 Il risultato immediato è che in serata Cote riceve i grillini Vincenzo Spadafora e Stefano Patuanell



DI Maio spiega la sua rinuncia al ruolo di vicepremier spiegando che Conte è un premier super partes e avendo il Pd rinunciato ad un vicepremier, anche il M5S rinuncia al suo e il problema non si pone più. La condizione che adesso Di Maio avanza è invece quella di nominare ministri incensurati. “Applicheremo a tutti i ministri il codice etico del M5S”, spiega.  In mattinata, durante la riunione dello stato maggiore del M5s secondo alcune fonti, avrebbe invece detto che “dipende tutto” dal risultato della consultazione su Rousseau. Nel pomeriggio il capo politico del M5S aveva aggiunto: “Governo sì, ma non a tutti i costi”.

Dalla riunione dei M5s era trapelata anche  una dichiarazione del sottosegretario Carlo Sibilia: “Per Di Maio un ruolo di primo piano”. Che fa il paio con il post su Facebook di Di Maio, il quale aveva  salutato la squadra di governo M5s: “Questa mattina a Palazzo Chigi ho incontrato ministri, vice ministri e sottosegretari del Movimento 5 Stelle. Un saluto alla grande squadra del Movimento che ha governato per 14 mesi con impegno e dedizione, pensando sempre al bene dei cittadini. Comunque andrà, sono orgoglioso di loro e del lavoro svolto”.
Secco il commento di Matteo Salvini: “Da settimane parlano solo di posti e di poltrone, è una vergogna, uno spettacolo disgustoso da vecchio regime. Sono orgoglioso che la Lega non faccia parte di questo teatrino”.

Il premier incaricato aveva anche concluso in mattinata le  proprie consultazioni incontrando un gruppo di terremotati del Centro Italia e una delegazione di persone disabili. E in quel momento Il nodo vicepremier rimaneva ancora il più delicato: la soluzione – ipotizzata dallo stesso Conte – sembrava essere quella di riconfermare lo schema con due vice del precedente esecutivo, nominando Luigi Di Maio per il M5s e Dario Franceschini per il Pd.

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di GOFFREDO DE MARCHIS
Sul fronte Pd, invece, alle 13 Nicola Zingaretti ha riunito la cabina di regia del partito al Nazareno, con il presidente Gentiloni, i vicesegretari Orlando e De Micheli, i capigruppo Marcucci e Delrio, le vicepresidenti Ascani e Serracchiani e il tesoriere Zanda.



Definita con precisione la compagine governativa, come detto domani si terrà il voto online su Rousseau e la direzione nazionale del Partito democratico, che potrebbero dare il via libera al nuovo governo. Ecco allora che mercoledì 4 settembre Conte potrebbe tornare dal presidente della Repubblica, per sciogliere positivamente la riserva. L’intenzione è quella di presentare un documento programmatico finale e una lista dei ministri, sui quali ovviamente confrontarsi con Sergio Mattarella.


Il voto su Rousseau. Patuanelli: “Se dice no, Conte si adegui”

Gli iscritti alla piattaforma potranno votare dalle 9 alle 18 di domani. Il quesito sarà il seguente: “Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”. La votazione è stata decisa nonostante ad aprile scorso Rousseau sia stato sanzionato dal Garante della Privacy Antonello Soro, in quanto non garantiva né la sicurezza, né la segretezza del voto degli iscritti, il cui risultato può essere manipolato – senza lasciare traccia – dagli amministratori del sistema. La Casaleggio Associati ha assicurato di avere adottato alcune migliorie mirate a garantire la libertà e la segretezza del voto. Tuttavia rimangono i dubbi sull’uso di uno strumento su cui, come rileva il Garante “sono state evidenziate persistenti criticità” e che potrebbe essere condizionante per il futuro del Paese. In merito alla votazione, il M5s ha aggiunto: “Se il voto su Rousseau va male, ne trarremo le conseguenze”. Concetto rimarcato anche dal capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: “Se la piattaforma dice no, Conte si adegui”, afferma nello Speciale Circo Massimo su Radio Capital.

Governo giallo-rosso, Patuanelli (M5s): “Se su Rousseau vince il no, Conte ne prenda atto”

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Riparte il totoministri

Quanto alla squadra, ieri Conte intervenendo alla Festa del Fatto Quotidiano ha ribadito di non volere un esecutivo solo al maschile. Pertanto l’ultimo aggiornamento del totoministri dà in aumento la presenza femminile. Al Viminale salgono infatti le quotazioni di Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano. Vengono accostati alla poltrona che è stata di Matteo Salvini anche i nomi dell’attuale capo della Polizia Franco Gabrielli, quello del suo predecessore Alessandro Pansa o dell’ex capo dell’Anac Raffaele Cantone. In discesa un altro prefetto, Mario Morcone.

In pole per il ministero del Lavoro un’altra donna, Teresa Bellanova, già sottosegretaria per questo stesso dicastero. In alternativa Giuseppe Provenzano, che però potrebbe essere dirottato verso le Politiche giovanili.  Mentre alla Cultura potrebbe andare la renziana Anna Ascani, vicepresidente Pd.

Nel caso Di Maio diventi anche vicepremier, a lui potrebbe andare il nuovo ministero per il Sud. Altrimenti il leader M5s è papabile per la Farnesina. Alla Giustizia potrebbe essere riconfermato l’attuale ministro Alfonso Bonafede. All’Economia la riconferma di Giovanni Tria sembra poco probabile. In questo caso si parla di tecnici: Carlo Cottarelli, Daniele Franco, ex ragioniere dello Stato, e Dario Scannapieco, ex vicepresidente della Bei.

All’Istruzione potrebbe il senatore cinquestelle Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Mentre per lo Sviluppo economico si fa il nome di Stefano Buffagni, attuale sottosegretario alla presidenza. Per gli Affari europei spunta la candidatura di Gian Paolo Manzella, assessore allo Sviluppo della Regione Lazio.

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