Roma, lo scandalo di Buca Capitale: fondi dirottati su altre spese
Il dossier è sulla scrivania del pm Antonia Giammaria. Si indaga per falso, ma il quadro accusatorio potrebbe cambiare e arricchirsi di nuove ipotesi di reato se le indagini, affidate alla Guardia di Finanza, dovessero portare ad altri, inquietanti riscontri. Il sospetto, in ogni caso, è che negli atti del Campidoglio qualcosa non torni; che insomma i fondi per la lotta alle buche – eterna, dilagante piaga Capitale – vengano stornati altrove e investiti in voci di spesa che con l’asfalto e i sampietrini malmessi hanno poco o nulla a che vedere. Nelle carte consegnate agli inquirenti si parla anche di lavori fantasma, annotati nei documenti dei Municipi ma mai realizzati. O di rattoppi marchiani, spruzzate di bitume eseguite tutto fuorché «a regola d’arte» come invece dovrebbe essere. Il sentore è che chi avrebbe dovuto vigilare sugli interventi di manutenzione non lo abbia fatto o abbia controllato in modo lasco.
LE NORME
Il Codice della
strada parla chiaro e prevede che i fondi incassati dagli enti locali
con le multe, vengano perlopiù reinvestiti nella manutenzione e in
progetti di sicurezza stradale. Il Campidoglio ogni anno può contare su
un discreto bottino, anche perché da qualche tempo ormai si punta forte
sulle “multe a strascico”, i verbali ottenuti con le tecnologie di
ultima generazione, vedi lo Street Control montato sul tettuccio delle
autopattuglie. Solo nei primi sei mesi dell’anno, gli agenti della
Municipale hanno registrato 1 milione e 100mila infrazioni, il 10% in
più rispetto allo stesso periodo del 2018. Addirittura i verbali per la
sosta selvaggia sono cresciuti del 40%, si è passati dalle 286.287 multe
dell’anno scorso alle 401.407 del primo semestre 2019. Giusto “fare
cassa” se si mette nel mirino l’inciviltà di certi automobilisti, o se
si punisce la guida spericolata, ma a patto che poi, come prevede la
legge, quanto incamerato venga impiegato per frenare l’avanzata di
voragini e crateri. Invece non sembra che le cose vadano sempre così.
Intanto perché spesso il Campidoglio non riesce nemmeno a spendere
quanto stanziato. Per dire, nel 2016, a fronte di 348 milioni impegnati
nel bilancio dai «proventi per le contravvenzioni alle norme della
circolazione stradale», sarebbero stati spesi solo 108 milioni. Nel
2017, l’amministrazione aveva impegnato 355 milioni, ma sarebbero stati
spesi solo 157 milioni. Leggendo poi l’elenco delle «spese finanziate
dai proventi delle contravvenzioni», vengono fuori voci che non sembrano
proprio in linea con la mission principale, cioè la guerra ai crateri.
Solo a spulciare i documenti contabili degli ultimi 3 anni, spunta il
pagamento di «accessori per uffici e alloggi», «manutenzione di beni
mobili e arredi», «carta e cancelleria» per i vigili urbani, «generi
alimentari per la Protezione Civile»; «musei, mostre e pinacoteche».
L’INDAGINE
Su queste e altre voci si concentrerà il lavoro degli inquirenti, ai quali è stato spedito anche un elenco di lavori malfatti o fantasma, mai realizzati. Col risultato che marciapiedi, vie e piazze della Capitale continuano a sgretolarsi e a trasformarsi in spossanti percorsi a ostacoli. «Il punto – dice Carlo Rienzi, il presidente del Codacons – è che non solo l’amministrazione lascia le strade in condizioni oscene, ma sembra che nessuno in Campidoglio controlli che i soldi destinati ai municipi per la manutenzione siano utilizzati come prevede la legge. Per questo siamo pronti a presentare una nuova denuncia per omissione di controllo». Lo scotto del disastro manutentivo, rimarca l’associazione dei consumatori, lo pagano i romani, «costretti a subire lo stato pietoso dell’asfalto, mentre tanti anziani e disabili rimangono in casa per paura di capitolare in una buca».
IL MESSAGGERO
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