Tasse, i pochi che pagano per tutti: sul 12% degli italiani pesa il 60% dell’Irpef
di Alberto Brambilla*
Tasse, il tema del momento
Per tutti coloro che nel nostro Paese affrontano il tema fiscale sulla base di studi e dati, sentire
o leggere le affermazioni di molti esponenti politici, a volte anche ai
massimi livelli di responsabilità e di alcune parti sociali, genera
parecchio sconforto.
C’è chi si avventura a proporre riduzioni dei contributi sociali (la cosiddetta fiscalizzazione degli oneri sociali)
dimenticandosi che la metà degli italiani già non li paga e che per 25
anni il Sud (tutto e fino al 1996) ha avuto lo «sgravio totale dei
contributi» senza riuscire a creare mezzo punto percentuale in più di
occupazione.
C’è chi punta più in alto proponendo percentuali
rilevanti (15%) senza spiegare quanto costerà alla collettività o di
quanto si ridurrà la pensione: un
lavoratore dipendente versando il 33% di contributi sulla retribuzione
annua lorda per un periodo di 35 anni, otterrà una pensione pari a circa
il 72% dell’ultima retribuzione. Se paga 15 punti in meno (cioè solo il 18%) che pensione prenderà? Meno della metà.
E
che dire di un lavoratore autonomo (artigiano, commerciante o
imprenditore agricolo) che versando oggi il 24% si troverebbe a pagare
meno del 14%, che pensione prenderà?
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