Maxi rogo di rifiuti alla Bovisasca: condanne fino a 6 anni e mezzo, 2 milioni di euro di danni
«Giustizia
«Esprimo soddisfazione per i tempi, non è passato nemmeno un anno e siamo arrivati alla sentenza dopo un’indagine molto difficoltosa e che ha richiesto l’impegno di tutti». Lo ha detto il pm Donata Costa, titolare dell’inchiesta, dopo la sentenza del Tribunale di Milano che ha inflitto quattro condanne, con pene fino a 6 anni e mezzo di carcere, nel processo a Milano con al centro il traffico illecito di rifiuti stoccati e poi andati a fuoco, il 14 ottobre 2018, nel deposito di via Chiasserini a Milano. «Non si può che essere felici che la giustizia in questo caso sia stata veramente veloce», ha aggiunto il pm Costa.
Le pene
Oltre ai 6 anni e 6 mesi comminati ad Aldo Bosina, i giudici (presidente del collegio Balzarotti) hanno anche condannato a 4 e 6 mesi l’amministratore di una società intermediaria di rifiuti, Pietro Ventrone, a 3 anni e 10 mesi l’imprenditore Giovanni Girotto e a 2 anni l’amministratrice della Ipb Italia Patrizia Geronimi (per lei pena sospesa). Le accuse per i quattro imputati erano, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di discarica e altri reati.
Gli autori materiali
È, invece, ancora in corso l’inchiesta per individuare gli autori materiali dell’incendio del capannone. Un incendio di vaste dimensioni, andato avanti per giorni, e i cui odori acri arrivarono fino al centro della città. Il pm Donata Costa aveva chiesto pene fino a 6 anni e 8 mesi di carcere, con la pena più alta per Bosina. I giudici hanno anche disposto la confisca delle quote societarie della Ipb Italia e di altre due società e deciso, poi, una confisca per un milione e 86 mila euro a carico di tutti gli imputati in solido. È stato revocato il sequestro dell’area dove avvenne l’incendio che torna così alla Ipb srl, la società proprietaria dell’area e dei capannoni e che aveva aperto anche un contenzioso con la Ipb Italia (sono due società totalmente distinte) che li stava gestendo.
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La provvisionale
Gli imputati sono stati anche condannati a versare una provvisionale immediatamente esecutiva di oltre 200mila euro a favore di Ipb srl. Il pm nella requisitoria aveva spiegato che nell’indagine era stato approfondito anche il ruolo dei funzionari di Città metropolitana, ma è stata infine esclusa ogni responsabilità dell’ente, fatta eccezione per il «mancato sequestro» dell’area dopo un sopralluogo da parte dei suoi funzionari e della Polizia locale, effettuato nei giorni prima dell’incendio avvenuto la sera del 14 ottobre 2018. L’inchiesta dopo il rogo aveva portato lo scorso febbraio a 15 arresti da parte della Squadra mobile di Milano (per oggi è attesa anche la sentenza del gup su altre posizioni in abbreviato e in patteggiamento) e poi ad altri 20 arresti lo scorso giugno in un secondo filone su un traffico illecito di rifiuti provenienti dalla Campania e gestiti in discariche abusive in Lombardia e Veneto.
Rito abbreviato
I quattro imputati che avevano scelto il rito abbreviato sono stati condannati a pene fino a 4 anni e 8 mesi di carcere. Lo ha deciso il gup di Milano Teresa De Pascale. In particolare, il procacciatore di clienti in Veneto Diego Giro è stato condannato a 4 anni e 8 mesi, il legale rappresentante della Ipb Italia Mauro Zonca a 3 anni e 4 mesi, Joskwa Colombo, amministratore di fatto di una società intermediaria di rifiuti a 3 anni e 8 mesi, e un altro imputato minore a 1 anno e 8 mesi (pena sospesa). Il giudice ha anche stabilito risarcimenti provvisionali per 120 mila euro per la Ipb Srl, 100 mila euro per la Città metropolitana e 70 mila euro per il Comune di Milano. Il gup De Pascale ha poi accolto quattro patteggiamenti fino a 2 anni di carcere. È stato rigettata la proposta di patteggiamento di Massimo Sanfilippo, amministratore di una società intermediaria di rifiuti, che andrà a processo l’11 dicembre.
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