Renzi e Salvini tra piazze e Leopolda: i Mattei marciano divisi e colpiscono uniti
di Marco Damilano
Le piazze televisive e quelle fisiche sono una simulazione di qualcosa che non c’è, l’indefinito futuro che si vorrebbe costruire in alternativa all’indefinito presente che governa il Paese nelle vesti del presidente avvocato professore Giuseppe Conte. Simulazione, arte e spettacolo seguitissimo dal pubblico, lo scontro televisivo tra i due Mattei di martedì 15 ottobre: le cerimonie, i lei scambiati rispettosamente davanti alle telecamere, i colpi bassi, i sorrisi esibiti, il profluvio di battute, i cartelli sollevati, le mani roteanti ad agganciare un concetto ostile.
Simulazione la Leopolda di Firenze e piazza San Giovanni a Roma. La simulazione del governo riformatore, messa in onda dal premier Giuseppe Conte con uno speciale Tg1 in prima serata il giorno dopo, confezionato per bilanciare il duello. Giuseppi contro i Mattei, che lui in uno ne fa due. Pur partorendo una legge di Bilancio topolino. E la simulazione di un sistema che non c’è: l’unica novità che i due Mattei, Renzi e Salvini, possono ancora incarnare dopo aver fallito le rispettive grandi occasioni, aver governato il Paese per quasi tre anni con un progetto ambizioso di riforma costituzionale (Matteo uno) e aver egemonizzato per quattordici mesi il governo fondato sulla vittoria elettorale del Movimento 5 Stelle (Matteo due). Un grande avvenire dietro le spalle, per ora. A vederli pensi: se fossero vincenti non sarebbero qui, a perdere tempo insieme.
Il sistema che non c’è si chiama democrazia del maggioritario, quello che permette al cittadino di conoscere in anticipo che fine farà il suo voto, è quello il modello che prevede i faccia a faccia e gli scontri televisivi tra i leader e i candidati premier.
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