L’odio antisemita, un pericolo sottovalutato
La senatrice Liliana Segre, vittima di ingiurie antisemite
Abbiamo peccato di superficialità nel sottovalutare l’odio antisemita, ma è qui, è sempre stato qui. È un virus che nasce nella notte dei tempi e dal quale forse il mondo non guarirà mai. Talvolta è più manifesto, talvolta meno, ma scomparso mai. D’altra parte, Elie Wiesel, premio Nobel per la pace, sopravvissuto ai campi di sterminio si domandava «Se Auschwitz non ha guarito il mondo dall’antisemitismo, cosa potrà mai guarirlo?». Riemerge con forza quando la democrazia è più debole, come nelle ingiurie profferite via web alla senatrice Segre. Il pregiudizio antiebraico è duro a morire e resta, ancor oggi, ben radicato, a tutti i livelli, non conosce barriere sociali o discriminanti culturali. Si è sdoganata la barbarie razzista abbattendo l’ultimo muro morale. L’antisemitismo è facile da cavalcare, aggrega mondi diversi e purtroppo ha successo. Le istituzioni e anche il mondo dell’informazione hanno tardato ad accorgersene.
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