Gli italiani e i Cinque Stelle. Quando finisce un amore
di MICHELE BRAMBILLA
Quando finisce un amore si sta male perché come canta Cocciante non c’è mai una ragione perché un amore debba finire; e come canta Vecchioni l’amore non finisce mai. Forse per questo Luigi Di Maio dopo l’ultima batosta elettorale dice che il movimento tornerà a correre da solo come ai vecchi tempi, quando tanti italiani speravano in Grillo, nel cambiamento, nella democrazia dei cittadini e non delle caste. Di Maio si illude di poter far rivivere agli italiani quell’innamoramento per un qualcosa che era completamente nuovo e diverso.
Ma è appunto un’illusione perché ci si innamora di una persona, non di un partito politico. E il feeling fra gli elettori e il M5S è finito credo per sempre.
Non è dunque questione di mollare l’alleato (ieri la Lega, oggi il Pd) per tornare all’antica purezza. Come ha scritto ieri Stefano Folli su Repubblica “non esiste più quell’alone magico intorno al movimento che Beppe Grillo aveva saputo creare all’inizio dell’avventura”. Non esiste più quello che Francesco Alberoni, in “Innamoramento e amore“, chiamava “stato nascente“. Se i Cinque Stelle pensano di risolvere la loro crisi tornando a quello stato nascente, non fanno i conti con la realtà.
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