Salvini studia le mosse per la variabile «sardine»: ma Bologna non è l’Emilia
Se il successo degli antisalviniani ironici dovesse essere confermato, prosegue il leghista, rappresenterà una variabile in più di un quadro complicato: «La situazione cambia di parecchio da una parte all’altra della Regione: se a Bologna il Pd resta forte, noi possiamo contare su Piacenza e su una parte importante della Romagna». La controstrategia rispetto alle «sardine» però è già incominciata: «In realtà — si ripete dentro la Lega — l’iniziativa è assai meno apartitica di come la si vuole presentare, nasce dall’ispirazione di un assessore comunale». Quanto ai numerosi partecipanti, «molti erano studenti da fuori, non rappresentavano uno spaccato della città». Chissà.
Di certo la partita emiliana è ancora da decifrare. La tensione verso il cambiamento premia Lucia Borgonzoni, a dispetto dell’affidabilità riconosciuta del governatore Stefano Bonaccini. Secondo un sondaggio Emg Acqua, ben il 67% dà un giudizio positivo sul presidente, e anche il 58% degli elettori di centrodestra è della stessa opinione. Bonaccini stacca decisamente Lucia Borgonzoni per «preparazione e competenza», 53% contro 24%, eppure, le intenzioni di voto parlano di un Bonaccini (45.5%) più o meno alla pari con Borgonzoni (44%). Il distacco però aumenta alla domanda sulla previsione di vittoria: il presidente per il 43,7%, l’antagonista per il 37%. Mentre un’altra indagine di Noto Sondaggi ed Emg Acqua offre, a livello nazionale, una chiave di lettura dal sapore più sociologico: nelle città medio-grandi, al di sopra dei 60mila abitanti, prevale la fiducia nell’area di governo. In quelle più piccole a vincere è il centrodestra.
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