Casta diva

Alessandro Sallusti

Quando si dice che la toppa è peggio del buco. L’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta – oggi cittadina comune – non ne vuole sapere di lasciare la casa che le era stata assegnata perché «la mia vita è cambiata e io devo tenere relazioni sociali dignitose».

E aggiunge: «E poi ora pago l’affitto». Già, 540 euro al mese per 180 metri quadrati in un palazzo signorile nel centro di Roma. Arroganza e capricci da diva (non se ne va) più il privilegio da casta (il canone ridicolo): se il nome non fosse già stato scelto da un famoso resort di lusso, da oggi la Trenta andrebbe ribattezzata «Casta Diva», anche se le sembianze non sono proprio quelle di una star del cinema.

Per intenderci, la Trenta abita e vive a sbafo, macchina e autista e segreteria a disposizione ventiquattr’ore al giorno, in quanto ex ministra. E lei a tornare nel nulla da cui era venuta non ci sta. In questo è simile alla maggior parte dei suoi colleghi di partito, e pure al premier Conte, che pur di non mollare la ribalta si presta a tutto: Lega e Pd pari sono purché se magni.

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